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17 Settembre 2024 - 09:55
Benedetto Croce
Viviamo un’epoca di transizioni profonde. La tecnologia sembra aver impresso alla nostra società una velocità inattesa che va mutando radicalmente il costume e gli stessi rapporti umani dellacontemporaneità. E nel vasto dibattito di questi giorni, incentratosul ruolo degli intellettuali e delleelìte culturali di questo Paese, c’èda chiedersi sinceramente quale resti il loro ruolo, non solo nel rapporto tradizionalmente complessocon la classe politica, ma anche esoprattutto nello spazio pubblicodella nostra comunità. Gramsci, secondo un’etica condivisibile, riteneva che la funzione degli intellettuali dovesse svilupparsi da coscienza critica e da punto di snododi una relazione difficile ma finalmente riconosciuta tra popolo e Stato. Era un’eccellente intuizione mail tempo ne ha mutato indiscutibilmente le caratteristiche, offrendociscenari nuovi che oggi presentanonuove ramificazioni e denominazioni. Ecco, quindi, l’ intellettualemilitante o, in altri casi, il consigliere del principe, il guru, il “maitre à penser“, il profeta di sventura,varianti declinate secondo ambizioni, esperienze, capacità specifiche che, soprattutto negli ultimi decenni hanno favorito l’affermazione del “pensiero debole“, l’accettazione di un prodotto preconfezionato sottoscritto da altri segnatodalla rinuncia del proprio punto divista. Ma come si costruisce un intellettuale? Se vogliamo restare alla suafunzione classica, andando indietronel tempo, l’arcano lo svela Benedetto Croce, certamente figlio diuna diversa temperie culturale, maeccelso protagonista di analisi e riflessioni che irrobustirono intellettualmente generazioni di politici italiani ed europei. Il suo amore perla letteratura e per la storia, l’attrazione verso il libro nella sua materialità, l’ansia di leggerlo, studiarlo e asteriscarlo con annotazioni tanto essenziali quanto epidermiche, la curiosità come motore di ogni processo. E, come necessaria cornice, una biblioteca costantemente selezionata, organizzata e rivisitata. Certo, un modellopiuttosto lontano dalle suggestioniodierne di internet. Ma la sua grande lezione traspare ancora e restasospesa nel tempo, in quell’anticoPalazzo Filomarino, frequentato daGiambattista Vico, dove l’intelligente lavoro dell’Istituto Italianoper gli Studi Storici, in sintonia conla Fondazione Croce, ne custodisceancora il prezioso ricordo.
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