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l'opinione
18 Settembre 2024 - 11:55
Il 10 giugno 2024, il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto correttivo al Codice della Crisi e dell'Insolvenza. Questo intervento avrebbe potuto rappresentare un passo significativo verso una maggiore tutela dei debitori in difficoltà, ma sembra aver trascurato le loro reali esigenze. Le modifiche proposte sono in gran parte di natura formale, come la sostituzione di termini o l'aggiunta di punteggiatura. Ad esempio, cambiare "albo" con "elenco" o inserire un trattino in "situazione economico-patrimoniale" non apporta alcun beneficio concreto ai debitori. Questi interventi non risolvono le problematiche operative che i debitori affrontano quotidianamente.
Alcune disposizioni che penalizzano i debitori rimangono invariate. Un esempio è l'articolo 19, comma 3, che prevede la cessazione degli effetti protettivi se il giudice non fissa l'udienza entro dieci giorni dal deposito del ricorso. Questa norma fa ricadere sul debitore le inefficienze del sistema giudiziario, esponendolo a rischi ingiusti durante il tentativo di risanamento. Il decreto non affronta problemi fondamentali come il coordinamento tra le domande di accesso agli strumenti di regolazione della crisi e quelle per la dichiarazione di insolvenza. Inoltre, non vengono risolte le incertezze relative all'accertamento del passivo nelle diverse procedure concorsuali, lasciando i debitori in una situazione di incertezza giuridica.
La Direttiva Ue 2019/1023 enfatizza l'importanza di facilitare la ristrutturazione precoce dei debitori in difficoltà finanziarie. Il decreto correttivo non sembra recepire appieno questi principi, mancando di introdurre misure che semplifichino le procedure e rafforzino le tutele per i debitori. Il decreto correttivo rappresenta un'occasione mancata per migliorare la posizione dei debitori. Invece di introdurre modifiche sostanziali che favoriscano un accesso più efficace agli strumenti di risoluzione della crisi, si è optato per cambiamenti formali senza impatto concreto. È auspicabile che, in futuro, si presti maggiore attenzione alle esigenze dei debitori, adottando un approccio realmente orientato al “favor debitoris”.
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