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L'opinione
19 Settembre 2024 - 09:52
Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca alla sigla dell'accordo
Gentile Direttore, da “vecchio” politico, e soprattutto campano, non posso non sottolineare l’accordo di coesione Governo-Regione raggiunto e siglato martedì a Palazzo Chigi tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro Fitto, neo Commissario proprio alla Coesione e anche Vicepresidente Esecutivo della nuova Commissione Europea, e il nostro Presidente della Regione Vincenzo De Luca.
L’accordo prevede lo sblocco di 81 progetti strategici con la realizzazione, tra i tanti lavori , il completamento dello stadio Collana, l’ampliamente del Museo “Madre“ di Palazzo Donnaregina, l’ulteriore estensione della Metropolitana di Napoli fino all’aeroporto di Capodichino, la riqualificazione di tutto il quartiere di Napoli Est, il nuovo Ospedale Pediatrico Santobono, il restauro degli Incurabili, la ristrutturazione del Cardarelli, e altro ancora, tanto per rimanere nella sola Napoli, tra cui, infine, spicca la riqualificazione dell’area di Bagnoli, e la messa in sicurezza dell’area sismica dei Campi Flegrei.
Ma tutta la regione beneficerà dei fondi assegnati, perché nel corposo documento sono in prima linea tutti i Comuni, specie quelli che soffrono ancora per la lontananza dai capoluoghi delle provincie, con il rafforzamento della viabilità e del trasporto su ferro.
Si tratta, in effetti, di interventi che incideranno profondamente sulla qualità di vita e sulla competitività del tessuto produttivo della Campania, come ha sottolineato giustamente la Presidente del Consiglio. Sulla stessa sintonia di positive considerazioni e dichiarazioni il ministro Fitto e il Presidente De Luca, al quale va dato atto della sua “passionale” testardaggine nel difendere la sua, e nostra, regione,ma che a volte rallenta, piuttosto di accelerare i processi decisionali, specie in politica, dove c’è bisogno di maggior tempo per consentire a tutti i rappresentanti istituzionali di governo, e soprattutto le forze politiche, di raggiungere il traguardo, in nome proprio della “democrazia”.
Aristotele affermava che questa fosse il minore dei mali in una Società Organizzata, ma, comunque, sempre “un male”. Si pensi ai tempi biblici per approvare una legge nel nostro sistema bicamerale perfetto, che prevede l’esame, la discussione e l’approvazione in Aula dei due rami del Parlamento, pena la ridiscussione se un ramo del Parlamento stesso l’avesse modificata anche di una sola virgola.
Nella mia vita politica ho assistito più volte all’insofferenza dei sindaci (centro, destra o sinistra che fossero), poi dei Presidenti di Regione, che vedevano le proposte di delibere o i disegni di legge proposti dalle loro Giunte discusse e ridiscusse in Aula Consiliare, prima dell’approvazione, che molte volte non avveniva anche, perché un consigliere comunale, regionale ed anche un parlamentare, svincolati dall’appartenenza politica come recita l’art. 67 della nostra Costituzione votava e vota “secondo coscienza”, come affermava più di duemila anni fa il sommo Aristotele, parlando della sua “Demos” (Popolo) e “Kratos” (Potere) nella “Polis” Greca, anche se un “male”, perché rallenta, come detto, i processi decisionali, per la continua dialettica dei rappresentanti del popolo, era di gran lunga il “minore dei mali”.
E ancora oggi, malgrado le disastrose guerre del secolo scorso, e quelle dei secoli trascorsi, nel mondo c’è una larga maggioranza di popoli alle mercè di teocrazie, plutocrazie, fittature varie camuffate come “semipresidenzialismo”, ecc.
Viva la democrazia, allora, quella vera, in cui il popolo può esprimere il voto e la preferenza per il singolo candidato, in cui l’Italia della Costituente post-fascista poteva essere fiera, non certamente del “porcellum” di oggi, dove l’elettore non conosce nemmeno chi sarà eletto, tanto il nome sulla lista in ordine preferenziale l’hanno già apposto i… segretari dei partiti.
Viva anche gli accordi di programma raggiunti attraverso forze politiche e governo nazionale e quelli regionali di opposti orientamenti. Quando il tema centrale è il bene della collettività non v’è contrapposizione ideologica che tenga.
Sui banchi del Maschio Angioino prima e su quelli del Centro Direzionale, poi, per ben 25 anni ho appreso e poi espresso il mio consenso o dissenso senza pregiudizi. Votai contro il Reddito di Cittadinanza che la sinistra introdusse, prima Regione d’Italia, con le stesse, identiche motivazioni che oggi ne hanno decretato il fallimento, tanto che fu proprio il governo regionale di sinistra ad abrogare la legge dopo sei mesi di applicazione. Votai anche a favore della legge sui trasporti presentata dall’allora assessore bassoliniano Ennio Cascetta.
Le Metropolitane che si aprono oggi sono state il frutto di quel lavoro, tra cui, non dimentichiamolo mai, era previsto anche l’acquisizione dell’aeroporto Militare di Grazzanise, per farne un vero aeroporto Intercontinentale con la previsione di 20 milioni di passeggeri e 350 mila tonnellate di trasporto merci. Prevedeva, una volta andato a regime (se non fosse stato deliberatamente “ frenato”, il progetto oggi sarebbe realtà) più di cinquemila occupati.
Mi fanno sorridere, ma anche rattristare, i numeri costantemente divulgati ogni giorno sui giornali e mass-media vari sui “traguardi” raggiunti da Capodichino e Pontecagnano. Oltre all’incremento dei voli, si vada a vedere l’incremento disastroso della viabilità per accedere in aeroporto od anche per il povero automobilista che con la famiglia vuole imboccare solo l’autostrada! Tutte emissioni di gas tossici, inalate anche dai poveri degenti del vicino Ospedale San Giovanni Bosco.
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