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Le assurde aggressioni ai medici negli ospedali

I medici nelle strutture ospedaliere vivono un clima di tensione misto a paura a seguito dei numerosi casi di aggressione che si stanno registrando nei nosocomi da Nord a Sud

Le assurde aggressioni ai medici negli ospedali

La questione aggressioni ai medici negli ospedali italiani è delicata e soprattutto pericolosissima. I medici nelle strutture ospedaliere vivono un clima di tensione misto a paura a seguito dei numerosi casi di aggressione che si stanno registrando nei nosocomi da Nord a Sud.

A Pordenone come a Castellammare e ieri a Melito, il problema esiste e in molti casi l’incandescenza nasce dal non aver ricevuto, a loro dire, la prestazione desiderata o perché affetti da dipendenze da droga, alcol o da problemi psichiatrici.

Curare e prestare sostegno, questo il giuramento d’Ippocrate, e questo è quello che fanno i medici nonostante si trovino costantemente di fronte alla scelta di salvare una vita a rischio della propria. In molti casi il punto, quindi diventa: chi si occupa di confortare i medici a seguito delle aggressioni che subiscono al Pronto Soccorso, o durante l’esercizio della loro funzione?

Questa domanda genere di per sè anche molte perplessità, tra cui anche il problema delle astensioni dal lavoro e delle dimissioni di tanti sanitari lasciati senza tutela, in assenza di presidi delle forze dell’Ordine, sebbene sia stata prevista una modifica al codice penale per contrastare tale fenomeno, considerando come aggravante l’aver agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno di soggetti esercenti le professioni sanitarie.

È quantomeno assurdo essere aggrediti mentre si presta assistenza ad altri anche in considerazione del fatto che queste riprovevoli circostanze minano il regolare svolgimento dell’attività sanitaria in danno della collettività, dei cittadini e dei pazienti con ovvie conseguenze sul Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna prendere in carico i diritti dei cittadini, il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione e troppo spesso leso, per imperizia, negligenza o imprudenza del sanitario o per la mancanza di strumenti idonei a garantire lo standard di efficienza.

Sono ancora troppo diffusi i casi di ‘malpractice’ che si registrano e che hanno portato alla morte dei pazienti sottoposti alle prestazioni sanitarie o per il ritardo nella somministrazione di cure appropriate. È necessario, migliorare il sistema, prevenire i casi di mala sanità e contestualmente attuare misure idonee a prevenire episodi di violenza che stanno divenendo sempre più frequenti ed in continua ascesa, visti i dati che riportano, negli ultimi tempi, un sanitario su due vittima di aggressioni.

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