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L'opinione
20 Settembre 2024 - 10:26
Esplosioni in Libano
È stata la vendetta del Mossad alla clamorosa sconfitta del 7 ottobre. Non è stata la rituale eliminazione dei mortali nemici d’Israele colpevoli di attentati. No. Stavolta è stato soprattutto il riscatto del più efficiente servizio d’Intelligence del pianeta al più efferato, ‘primitivo’ massacro perpetrato dal braccio operativo dell’Iran a Gaza.
Ed è stato compiuto avendo nel mirino non Hamas bensì Hezbollah, perché in Libano che adesso ingigantisce la minaccia, non più a Gaza dove nei tunnel non del tutto crollati o non ancora presidiati dalle truppe scelte dell’Idf - le Forze di difesa israeliane - c’è solo un gruppo di miliziani che protegge la fuga di Yahya Sinwar. Topi in fuga a Gaza.
Iene in Libano che scrutano i confini e studiano dove e quando attaccare. Un rosario infinito di morti, da molto prima ma soprattutto dopo l’arrivo a Teheran di Ruhollah Khomeini. Il suo aereo, proveniente da Parigi atterrava sulla stessa pista dalla quale era appena decollato lo scià di Persia verso l’esilio.
Era il 1979. Applausi dalla sinistra occidentale, troppo spesso tanto presuntuosa quanto cieca. Un anno appena e il primo presidente repubblicano Abolhassan Banisadr veniva esiliato:riparava a Parigi dove s’era rifugiato anche l’ultimo premier dello scià, il moderato Shapur Bakhtiar(assassinato poi da un sicario del regime islamista). E nell’Iran liberata dallo scià, sanguinosa repressione.
In particolare dei ‘Mujaheddin del popolo’, i radicali di sinistra, decimati in patria e socialdemocratizzatisiall’estero. Il conflitto tra gli israeliani e i palestinesi laici dell’Olp di Yasser Arafat s’allargava. Mutavano o s’aggiungevano leader e strategie, movimenti e sigle. Al terrorismo palestinese s’affiancava gradualmente quellodelle organizzazioni fondamentaliste islamiche sciite e,in concorrenza, sunnite.
Spesso in guerra aperta fra loro ma dal comune obiettivo: cancellare Israele. Nel Libano pluriconfessionale poi segnato da una tremenda guerra civile, il leader degli sciiti Nabih Berri (86 anni e presidente del Parlamento da 32) avrebbe visto crescergli alle spalle il potentissimo Hezbollah di cui è capo indiscusso Hassan Nasrallah.
Il suo cercapersona non l’ha ucciso, né ferito. Lo lasciava prudentemente auno dei fidi segretari, tutti dichiaratisi disponibili a immolarsi. Nasrallah è guida del partito armato-movimento dal 1992, quando successe ad Abbas al-Musawi spedito dall’Idf nelle braccia di Allah. Hezbollah s’è rivelato la vera spina nel fianco di Israele sul piano militare, politico, tattico e strategico. La vendetta del Mossad è stata forse anticipata dalla previsione di uno scontro ravvicinato tra Idf e milizie Hezbollah e dalla preoccupazione che i primi sospetti portassero alla scoperta dei pager-bomba.
È stato ricordato come a febbraio Nasrallah avesse avvertito i suoi uomini a “sbarazzarsi dei cellulari”, sottolineando come lui “neppure lo utilizzasse” perché “è uno strumento di spionaggio, è ciò di cui ha più bisogno Israele per controllare, è pericoloso, buttatelo, sotterratelo”. Lunga la lista delle eliminazioni effettuate dal Mossad grazie all’individuazione degli obiettivi da colpire seguendo la ‘scia’ lasciata dai cellulari.
Per esempio, ad Yahya Ayyash, l’artificiere di Hamas, che telefonava al padre tutti i venerdì, fu sostituito il Motorola con uno simile farcito d’esplosivo e quando compose il numero telefonico del babbo i tecnici dello spionaggio israeliano innescarono il contatto, facendogli fare la fine delle sue vittime. Ma il telefono è stato da sempre un mezzo utilissimo per colpire i nemici, anche il ‘fisso’, sparito nelle case assieme alle cabine telefoniche in strada.
Ieri il ‘Figaro’ ricordava come a Mahmoud Hamshari, rappresentante dell’Olp a Parigi e sospettato d’essere stato “l’architetto della strage di Monaco”, il Mossad riuscì a sostituire la base in marmo dell’apparecchio. Una delle spie gli telefonò e, riconosciuta la sua voce, attivò l’innesco della bomba celata dentro il supporto del telefono. Il cellulare ha permesso all’Intelligence israeliana di informarsi e far strage di leader e ‘quadri’ nemici.
Ma non è certo stata la sola a servirsene. Nel tentativo, fallito, di sedare la ribellione dei ceceni contro Mosca, il nuovo Kgb russo – l’Fsb – spedì all’altro mondo il generale Djochar Musaevich Dudaiev. Ex pilota dei bombardieri nucleari sovietici, divenuto leader dei separatisti e primo presidente indipendentista della Cecenia, la Repubblica di Ichkeria.
Nella capitale cecena Grozny, La Terribile, ospitò pure il primo presidente separatista della Georgia in esilio, Zviad Gamsakhurdia, intellettuale di massimo spessore e figlio del grande dantista Konstantine. L’Fsb intercettò la sua comunicazione telefonica via satellite e gli recapitò un missile. Ma per più di quattro anni non riuscì a domare i rivoltosi. Poi, però, al Cremlino giunse Vladimir Putin….
Commenti all'articolo
Francesco
22 Settembre 2024 - 16:58
Premetto che non voglio schierarmi da una parte o l’altra. Le parole iniziali di quest’articolo («efferato, primitivo») mi ricordano una lezione di storia: «Quando due eserciti tecnologicamente diversi sono in guerra fra loro, quello tecnologicamente inferiore ricorre alle armi più arcaiche: la pietra e il pugnale». Purtroppo è successo il 7 ottobre, speriamo che non si ripeta…
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