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Sicurezza, se l’ideologia impedisce di vedere la realtà

All’indomani dell’approvazione definitiva alla Camera del disegno di legge sicurezza, la sinistra non ha resistito al richiamo della foresta

Sicurezza, se l’ideologia impedisce di vedere la realtà

Uno «Stato di polizia». Una «democrazia illiberale». Misure «liberticide». Una «politica punitiva». All’indomani dell’approvazione definitiva alla Camera del disegno di legge sicurezza, la sinistra non ha resistito al richiamo della foresta.

Come altre volte è accaduto, di fronte al tentativo si stringere un po’ di maglie del nostro sgangherato sistema penale - almeno quelle più sfilacciate - l’opposizione ha alzato il solito muro ideologico. Chi straparla di una presunta limitazione della libertà, dovrebbe sapere che la precondizione per l’esercizio delle libertà fondamentali è proprio la sicurezza.

Dunque, il problema è semmai opposto: si fa troppo poco in Italia per garantire la sicurezza. E siccome senza sicurezza non può esserci libertà, ne discende che siamo messi maluccio non per le circostanze affermate dai progressisti, ma per le ragioni esattamente opposte.

La libertà di vivere la propria città senza il timore di essere aggrediti, derubati o accoltellati; la libertà di sentirsi al sicuro a casa propria, senza la costante paura di subire intrusioni o furti; la libertà di una donna di uscire senza rischiare di essere violentata; la libertà per un commerciante di svolgere la propria attività senza essere vittima di estorsioni o rapine, sono tutte libertà - soprattutto in tante aree del Sud - fortemente limitate.

Giusto per usare un cortese eufemismo. Bande di baby gang e spesso d’immigrati irregolari terrorizzano i cittadini, rapinano, accoltellano, commettono furti in negozi e appartamenti. Un fenomeno diventato un’emergenza silenziosa permanente, al punto che reati di questo tipo non fanno più neanche notizia, a meno che non ci scappi il morto.

Attaccare i provvedimenti del Governo contro occupazioni abusive d’immobili, truffe o sfruttamento di minori per l’accattonaggio, accusandoli di essere eccessivi, vuol dire semplicemente essere fuori dalla realtà. Il problema, invece, è che difficilmente basterà.

Il passo dell’Esecutivo è giusto, ma inasprire pene e mettere in piedi nuove fattispecie di reato serve a poco come deterrente senza una drastica riduzione della certezza dell’impunità. Per carità, sulla sicurezza non esistono misure risolutive in assoluto, ma se chi viola la legge è convinto che in qualche modo si sottrarrà alla sanzione, non sarà certo una pena più severa a spaventarlo.

Ecco perché la nuova legge andrebbe accompagnata da un ulteriore utilizzo, massiccio e diffuso, delle nostre forze dell’ordine e dei militari nelle strade. Parliamoci chiaro: una presenza capillare dello Stato sul territorio, specialmente nelle metropoli, è l’unica deterrenza veramente efficace, il solo modo per garantire sicurezza ai cittadini perbene.

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi, può dare un’occhiata a ciò che sta accadendo a Napoli in queste ore: molte zone del centro sono presidiate per via del G7 Cultura in corso a Palazzo Reale. Basta andare a verificare quanti sono i reati commessi negli ultimi due giorni in quelle aree e paragonarli col resto dell’anno.

Non ci vuole molto per capire che la presenza tangibile dello Stato fa la differenza. Il controllo del territorio non è repressione, ma prevenzione. Investire personale e risorse economiche su questo sarebbe meritorio. C’è poi il tema migranti.

La nuova norma, che definisce l’obbligo per chi vende le Sim dei telefonini di richiedere il permesso di soggiorno agli stranieri, è sacrosanta, anche se rischia di essere facilmente aggirata dalle reti criminali e terroristiche.

Tuttavia, fa specie che le toghe progressiste di Magistratura democratica (che la legge dovranno applicarla), l’abbiano subito bollata come una disposizione «che limita la possibilità di possedere beni nei confronti di una categoria di persone stigmatizzata in base all’etnia, riportando alla memoria i tempi più bui del secolo scorso». La sicurezza diventa così una tela di Penelope: c’è chi la tesse di giorno e chi la disfa di notte.

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