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L'opinione
22 Settembre 2024 - 15:38
Elly Schlein
“Calunniate, calunniate, qualcosa resterà”, il celebre aforisma, la cui paternità, di volta in volta, è attribuita a Plutarco, Bacone, Rousseau e Voltaire è diventato il quotidiano precetto della mistificazione della sinistra, nel non riconoscere i meriti obiettivi degli avversari e di discreditarli.
Questo espediente fu adottato da Elly Schlein all’indomani del 12 marzo del 2023, della sua elezione a segretaria di un Pd allo sbando, da 16 anni sconfitto alle elezioni e da 10, però, sempre al governo per “grazia ricevuta”. Quando, invece di chiedere scusa al Paese dopo la sua elezione per la lunga e dannosa inerzia del suo partito, riversò ogni colpa sul governo Meloni, varato da un anno e mezzo appena, il 22 ottobre del 2022.
“Giorgia Meloni ha fallito”, da allora, il suo mistificatorio “karaoke” è stato questo, mentre il nuovo governo già poneva concreto rimedio al precedente deleterio immobilismo del “premier per caos” Conte. Bollato da Montezemolo in maniera tranchant: “Vive alla giornata, senza una visione. Vedo bonus, sussidi, aiuti, troppi annunci che restano tali e non si vede nessuna strategia economica”.
Ma la mistificazione, fatta propria im seguito da un collateralismo di sinistra, diventava sempre più denigratorio per il centrodestra e da lodi sperticate per la Elly, cui si apparecchiò anche un’aureola di “combattente”militante. Paragonata addirittura alla eroica giovane combattente portoricana americana per i diritti dei più deboli, Alexandra Ocasio Cortez. Dimenticando, a parte la improponibilità del confronto, il dettaglio più significativo che la Ocasio è partita da cameriere e barista e la Schlein dalle scuole più esclusive, da Lugano a NewYork.
Più la Meloni conquistava simpatia in Italia e nel mondo e più un crescente rancoroso controcanto sinistro ne sminuiva l’azione tenace, energica e molto fruttuosa per la nostra economia, bersagliata da infinite emergenze. Una metodica delegittimazione mirata a colpire anche la classe dirigente del centrodestra, definita “inadeguata” alle sfide dei tempi. L’avessero detto altri, si poteva anche compatirli, ma era insopportaabile sentir dire idiozie del genere da chi ha voluto, sostenuto i governi degl’incompetenti pentasteallati e continua tuttora a corteggiarli.
Considerati tali per il loro inno asociale del “vaffa” ma soprattutto per gli insospettabili giudizi di importanti istituti di ricerca, per “i danni da loro causati alle istituzioni, alla politica, infangata con disprezzo e però giovandosene dei privilegi anche dopo essere stati trombati alle elezioni”. Oggi la Meloni è protagonista in Europa, la Schlein arranca per un crescendo di critiche, da “benservito”. Ne riportiamo solo alcune.
“La Schlein? Non è preparata e mi dispiace. A sinistra non avevamo una donna con più corpo, più sapienza, più cultura politica? La sinistra ce l’ha messa tutta a far votare la destra. Si sono davvero applicati”, ha detto di recente Ornella Vanoni, una delle artiste più geniali, libere e franche del nostro Paese. Subito dopo, sempre sul “Corriere”, il resto lo ha aggiunto, a modo suo, Massimo Cacciari, secondo cui: “La Schlein ha fatto quel che poteva; ci ha provato nel dire qualcosa di sinistra. Purtroppo, ci sono i limiti evidenti del Pd e della sua classe dirigente che spesso vanno avanti per titoli e zoppicano sui contenuti”.
Per poi concludere: “Basta predicazioni! Bisogna occuparci del merito delle cose concrete piuttosto che degli scandaletti come quelli di Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia”. Per “Elly-Spot” sta perdendo la pazienza finanche “Lilli7”, l’austro-ungarica, cioè la Gruber, che ha tenuto a precisare:“La possibilità della Schlein di costruire un’alternativa alla Meloni si valuterà dalla capacità. tutta da dimostrare. di unire le varie anime del centrosinistra”. Una partita già persa in questi ultimi giorni, in cui Giorgia ha saputo meritarsi in Europa il suo personale “campo largo vincente” con Fitto vice presidente della Commissione e, in Italia, è definitivamente saltato il “centro campo” sognato da Elly Schlein, ormai destinataria già di primi e meritati fischi.
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