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L’export italiano regge con il contributo del Sud

Le istituzioni devono sapere supportare le imprese perché continuino su questa strada

L’export italiano regge con il contributo del Sud

Le imprese italiane continuano a dimostrare una capacità di penetrazione dei mercati esteri superiore alle aspettative. Le ultime elaborazioni della fondazione Edison su dati Istat ed Eurostat evidenziano come l'export,nei primi sette mesi dell'anno, abbia totalizzato un valore complessivo di circa 373 miliardi. Il risultato, se paragonato a quello dell’analogo periodo del 2023, sembra non esaltante, in quanto pressoché eguale. Il fatto che non vi sia stato né decremento né crescita, tuttavia, nelle condizioni di ristagno del commercio mondiale, dovuto anche all’acuirsi di crisi e focolai di tensione internazionali, è da considerare come un successo.

Basta infatti confrontare il dato italiano con quello di altri stati europei per capire che da noi si è fatto meglio che altrove: la Germania ha perso lo 0,6%, la Francia l’1,3%, la Spagna l’1,5%, l’Olanda quasi il 4%, il Belgio addirittura il 6%. Approfondendo l’analisi dell’export italiano di questa prima parte del 2024, si registrano inoltre andamenti difformi. Le esportazioni italiane verso i Paesi dell’Ue sono calate dell’1,6%, ma sono state compensate da una crescita dell’1,8% delle vendite nei mercati extraeuropei.

Anche nello stesso comparto, inoltre, vi sono situazioni differenti tra territorio e territorio. Accade ad esempio per il farmaceutico, dove il saldo dei primi sette mesi è positivo (+3,9%), ma sconta un calo vistosissimo di Ascoli Piceno, area in cui l’anno scorso vi era stato un exploit di vendite.

L’incremento, escluso Ascoli Piceno, è stato nei primi due trimestri del 24,9% e, per lo più, è stato trainato da una forte ascesa della provincia di Napoli, in cui opera il top player Novartis di Torre Annunziata (+55,3%) e che già nel passato recente aveva fatto registrare performance notevolissime. Considerando che anche le vendite all’estero dell’agroalimentare sono state spinte da centri produttivi come Reggio Calabria, Potenza e Bari, si può ben vedere come il Sud abbia fatto la sua parte nella tenuta dell’export nazionale, pur in uno scenario globale sfavorevole.

Le istituzioni, a ogni livello, devono sapere supportare le imprese perché continuino su questa strada. Il trend del Sud, infatti, sul piano logico, non potràche protrarsi, se tutti remeranno nella direzione giusta. Malgrado gli ottimi esiti degli ultimi anni, il tasso di internazionalizzazione dell’impresa meridionale è ancora molto più basso di quello di altre aree del Paese. Ci sono dunque margini per ulteriore espansione, a vantaggio del Mezzogiorno e di tutta la Penisola.

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