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lettera dal palazzo
27 Settembre 2024 - 10:31
Non è soltanto il centrodestra che fa capo a Giorgia Meloni ad essere lacerato da divisioni e contrasti al proprio interno. Anche la sinistra o, meglio, il centrosinistra, vale a dire l’opposizione al governo ha i suoi problemi e non si tratta di questioni di poco conto. Non ci riferiamo, per l’ennesima volta, alla questione dei sempre più controversi rapporti tra il Pd e i cinquestelle che una parte non indifferente dei democratici vorrebbe troncare ma di quello che potremmo definire “il caso Renzi”. Da qualche tempo l’ex presidente del Consiglio, attualmente leader di “Italia viva”, partito che non ha riscosso grande successo nelle elezioni alle quali ha partecipato, da solo o in compagnia, sembra abbia manifestato il desiderio di far ritorno nel Pd e, a quel che si dice, la segretaria del partito, Elly Schlein non sarebbe pregiudizialmente, contraria ad una simile ipotesi.
Deve, tuttavia, tener conto degli umori del suo partito e dell’opinione dei non pochi dirigenti che all’epoca della sua segreteria vennero considerati “da rottamare” e quindi vedono in modo non favorevole l’eventualità di un ritorno di Renzi che definiscono “un seminatore di zizzania”. Ora, a prescindere da ogni considerazione sulla gratitudine e l’ingratitudine umane (durante la sua leadership Renzi portò il partito al più alto livello di consensi della sua storia e fu poi costretto a gettare la spugna per la guerra che contro di lui condusse Massimo D’Alema) la domanda che dirigenti e militanti del Pd devono porsi è se l’eventuale ritorno di Renzi gioverebbe o meno al partito e alla sua politica. Pur tenendo presenti, infatti, i non pochi difetti politici e soprattutto temperamentali del leader di “Italia viva”, non si può non riconoscergli di essere l’unico o comunque uno dei pochissimi politici italiani dotato di fantasia e di spirito d’iniziativa.
E Dio sa se in un mondo politico squallido qual è quello attuale, privo di idee e di iniziative, un pizzico almeno di fantasia servirebbe a ravvivare l’ambiente. Tuttavia mette conto prendere in considerazione il fatto che, con il ritorno di Renzi la politica del Pd subirebbe un notevole cambiamento perché vorrebbe dire che all’interno del partito ha prevalso, dopo una lunga e aspra battaglia, il gruppo moderato, europeista e non contrario a priori all’apertura di una forma di dialogo con la maggioranza. A meno che, pur di essere riammesso nel Pd, Renzi non decida (ma è improbabile che ciò avvenga conoscendo il carattere del personaggio) di rinunciare ad ogni sua velleità vestendo disciplinatamente, i panni del gregario. Non sappiamo se realmente Renzi farà ritorno nel Pd e quale sarà il suo ruolo.
Ma due cose ci sembra di poter rilevare dalle voci che insistentemente circolano. La prima è che, nonostante molti anni siano trascorsi da quando ha lasciato la presidenza del Consiglio, Renzi resta un personaggio centrale della nostra politica al quale si continua a fare riferimento come conferma il cospicuo numero delle interviste che gli vengono richieste. La seconda è che la politica italiana ha assoluto bisogno di “muoversi;” di uscire dalla palude nella quale sembra essere finita.
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