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Il controfondo

L’aeroporto di Capodichino è già morto, il futuro è solo Grazzanise

Basta viaggiare all’estero per rendersi conto che il target di Capodichino è quello di un aeroporto di una media cittadina svedese di 50mila abitanti

L’aeroporto di Capodichino è già morto, il futuro è solo Grazzanise

L'aeroporto di Grazzanise

Sono una decina di anni abbondanti che questo quotidiano si scortica le mani dicendo che le dimensioni dell’aeroporto comunale di Capodichino sono il più grande freno allo sviluppo di Napoli e della Campania. E non ci sono aeroporti come Costa d’Amalfi che possano lenire questa minorità infrastrutturale.

Basta viaggiare all’estero per rendersi conto che il target di Capodichino è quello di un aeroporto di una media cittadina svedese di 50mila abitanti. Nulla di più. Per spazi, attrezzature, piste corte e infrastrutture, e tante altre cose; domenica abbiamo assistito a code ai gate d’imbarco da intervento della sicurezza.

L’Asl si accanisce spesso su locali e roba varia, un blitz a quelle code sarebbe davvero salutare, in tutti i sensi, soprattutto per i passeggeri, che una volta imbarcati si chiederanno, tutti, ma eravamo a Maputo in Mozambico o in Italia  (l’aeroporto della ex colonia portoghese è ovviamente venti volte il nostro)?

Capodichino è un unicum in Europa, nessuna conurbazione di 4 milioni di abitanti, la più grande d’Italia e una delle maggiori d’Europa ha una pista del genere, partorita durante la seconda guerra mondiale dai bravi marines americani e rimasta uguale in tutto e per tutto. Il nostro scalo non è paragonabile ad aeroporti intercontinentali come esistono in città come la nostra: ad Amsterdam, Barcellona, Londra, Lisbona.

Non vogliamo citare Parigi o Londra, ma basta prendere Milano o Roma, che hanno scali intercontinentali 50 volte maggiori per capire che l’arretratezza del Sud si misura in tante cose, questa dell’aeroporto è la più grave, la più nociva per la nostra economia e un freno evidente allo sviluppo. Da dove nasce questo aborto di aeroporto, che una pattuglia di gente analfabeta e male informata vorrebbe ingrandire (dove? Sulle corsie dell’autostrada? Roba da cabaret)?

Nasce e si cristallizza senz’altro dall’ultimo piano nazionale dei trasporti, governo Renzi, era tutto pronto per inglobare uno scalo campano magari nuovo come quarto aeroporto intercontinentale ed ecco che il senatore di Italia Viva allora presidente del consiglio traccia una x su Napoli ed elegge Firenze a quarto scalo.

Vi chiederete: e la nostra classe politica? I nostri parlamentari? Zitti, muti, o meglio, sarebbe il caso di non parlarne, tanto è grave lo scandalo dell’inazione della ciurmaglia. Si rimane di stucco a capire cosa facciano decine di nostri rappresentanti a Roma. Capodichino è una vergogna nazionale per Napoli, il Sud e l’Italia. Ora anche per l’Europa.

Sanno tutti che è impossibile ampliarlo, che una rete autostradale lo circonda da una parte e la città si allunga dall’altra. Quindi l’ampliamento è solo un argomento pretestuoso, ridicolo, da veri ciarlatani. La risposta all’ampliamento esiste da 50 anni, dico cinquanta anni, ed è un aeroporto già esistente, un aeroporto militare semidismesso, con piste però in grado di ospitare aerei per tratte intercontinentali, si chiama Grazzanise, è collegato a Napoli da un asse autostradale, e con l’allungamento della metropolitana potrebbe fungere alle funzioni di grande scalo del Sud, unica aerea europea di venti milioni di abitanti senza aeroporti internazionali.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che oggi senza uno scalo serio e capiente non si va da nessuna parte. L’economia mondiale ha fame di aeroporti e il nostro Mezzogiorno sconta l’assenza di uno scalo serio con deficienze difficilmente risolvibili. Non si intercetta quella che l’Ocse definisce la prima economia del futuro: quella turistica, senza una infrastruttura seria, che appunto non sia Capodichino, e non stia in mezzo a una area urbana abitata in maniera densissima.

Questo doveva essere chiaro ad esempio alla vigilia del Pnrr e lo scalo di Grazzanise aeroporto intercontinentale di Napoli avrebbe già dovuto essere appaltato da anni. Sappiamo com’è andata. Nulla, come al solito, con grande danno per il Sud, con il piano nazionale dei trasporti, lo abbiamo detto, che ignora totalmente il Mezzogiorno. La discussione di questi giorni è totalmente surreale, Capodichino può servire a qualche volo locale, nulla più, oltretutto non ha spazio, è gestito come un mercato, appena si entra subito i gate di imbarco affogano ogni spazio: con le file che arrivano all’ingresso.

Ogni volta che entriamo dentro proviamo una sensazione di vergogna, di povertà e di squallore. Davvero la porta del Mezzogiorno deve essere questa baracca informe? Con un vicolo che conduce ad esso? Gli urbanisti seri, l’Università, lo stesso sindaco di Napoli, persona degnissima, e forse uno dei migliori politici mai esistiti non solo in Campania ma in Italia, dovrebbero seriamente affrontare la questione, il traffico aereo è una fetta rilevantissima dell’economia del futuro, non ci possiamo permettere di lasciarla agli altri, uno scalo intercontinentale nuovo potrebbe generare ventimila posti di lavoro, come illustrano ricerche serie ed importanti.

Purtroppo bisogna smetterla di parlare di Capodichino, e affrontare la questione in maniera scientifica, razionale, sicuramente non provinciale. E l’aiuto non deve venire dai nostri parlamentari, lo sappiamo, quelli rispondono alle segreterie dei partiti, ma dalla classe dirigente locale, sicuramente migliore, e certamente più preparata.

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