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l'opinione
02 Ottobre 2024 - 09:44
Tra i diversi segnali di crescita che sta dando negli ultimi anni l’economia meridionale non poteva mancare quello del numero di imprese. Dalle rilevazioni condotte sul registro della Camera di Commercio dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne risulta che, nei primi sei mesi del 2024, le imprese del Sud sono aumentate di 6.167 unità, con un incremento dello 0,33%, superiore a quello riscontrato nel Nord-Est (0,21%) e nel Nord-Ovest (0,01%, di fatto un saldo pari tra nuove iscritte e cessate).
Il dato meridionale comprende le isole, quindi anche la Sardegna, unica regione della macroarea Sud ad aver fatto registrare una diminuzione del numero delle imprese. Come si accennava, il trend positivo del Meridione non sorprende, sia perché altri indicatori economici ultimamente sono stati tutto di segno positivo (dalla crescita del Pil a quella delle esportazioni), sia perché l’aumento delle imprese nell’area si è verificato in misura superiore alla media Paese anche nel passato, in diverse altre fasi congiunturali. Sarebbe stato dunque singolare che proprio in tempi di apparente rilancio del Sud non vi fosse stata questa comprova.
Campania e Puglia, come al solito, si sono distinte per il maggiore incremento, forti di una struttura produttiva superiore a quella di altre regioni meridionali. In ogni caso, l’andamento è favorevole anche per il resto del Sud, e ben nove province meridionali figurano tra le prime venti nella classifica dei territori in cui vi è stato il maggiore aumento di imprese in termini relativi, quindi in percentuale. Conforta anche il fatto che nel Mezzogiorno si registri il maggiore incremento delle società di capitale: 2,07%, a fronte dell’1,57% del Nord-Ovest e dell’1,22% del Nord-Est.
La composizione delle imprese del Mezzogiorno, insomma, si sta consolidando anche in termini di struttura, più moderna e adeguata sul piano giuridico e dimensionale. Un punto dolente resta la minore presenza di imprese estere. Nel Mezzogiorno costituiscono il 7,02% del totale, a fronte dell’11,07% medio nazionale, del 13,20% del Nord-Ovest, dell’11,41% del NordEst. Vi sono, peraltro, ampi margini per un’espansione del tessuto produttivo del Sud, anche con l’apporto di capitali stranieri.
È una sfida che si può vincere ottimizzando strumenti che creano condizioni di maggiore attrattività, come il Pnrr e la Zona economica speciale unica per il Mezzogiorno. Di qui l’importanza di un coerente percorso istituzionale, che in nome dell’interesse pubblico privilegi la cooperazione rispetto allo scontro politico.
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