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La riflessione

Il monopattino del Colle e la flotta-bis di Manfredi

Il monopattino del Colle e la flotta-bis di Manfredi

Negli anni Novanta, ai tempi dei presidenti della repubblica Scalfaro e, successivamente, Ciampi, segretario generale al Quirinale era Gaetano Gifuni, personaggio autorevole e molto pratico nel modo di vivere, di cui si racconta un curioso e significativo aneddoto. Dovendo spostarsi più volte sul Colle,dagli appartamenti nobili alla Palazzina del Fuga, residenza privata e anche studio del Presidente, collegati da un corridoio di 250, 5 metri, detto la “Manica Lunga”, Gifuni scelse di utilizzare un vecchio monopattino. Una scelta, allora e lassù desueta, considerata però giudiziosa, che gli permetteva di lavare, mantenersi in forma e scongiurare le insidie della sedentarietà. Poi con il Covid dal cilindro del premier Conte II nel decretone del rilancio risalente al maggio 2020, sono spuntati i monopattini elettrici per incoraggiare la “micro mobilità” dopo il lockdown.

E cosi dal trabiccolo di Gifuni, scomparso nell’agosto del 2018, si è passati all’era dei bonus per la ripresa incentivata da “nulla sarà più come prima”, anche del.. buonsenso e misura nelle cose. Daritenere, per dirne una tra le tante, che anche la mobilità urbanapotesse essere risolta ricorrendo ai monopattini. È tempo di archiviare larga parte di quella “melassa emergenziale”, varata in giorni confusi, quando ci si vaccinava e o non si sapevano o peggio si sapevano e non si dicevano i rischi veri che si correvano. Venendo alle vicende di casa nostra, si auspicava che, dopo una prima esperienza, non certo positiva, Napoli rinunciasse alle “flotte” di monopattini. Invece a inizio estate un trionfale annunciò, fatto dall’assessorato alla mobilità del Comune di Napoli, se n’ è ufficializzato il ripristino.

Precisando addirittura che “Con il nuovo avvio del servizio di monopattini elettrici continua l’impegno dell’amministrazione verso il trasporto sostenibile, offrendo nel contempo soluzioni integrate con la rete della mobilità cittadina”. Se vi era ancora un po’ comprensione per la fatica che tocca a chi deve amministrare Napoli, dopo quanto appena letto, si prova solo molto sconcerto nel sentire parlare di sostenibilità in una città dove è tutto insostenibile, assurdo eparadossale. Anni fa si fece ridere mezzo mondo per le piste ciclabili tracciate sui marciapiedi. Allora si disse per necessità, diversamente si sarebbero persi i fondi europei. Stavolta non si faccia ridere anche l’altra metà del mondo per i paradossi ciclici di una città, dove, non è boutade, non c’è più spazio nemmeno per “la sosta di un pedone” e incuranti di tutto ciò si arriva a infilare negli ingorghi di un traffico ingestibile a scaglioni 700 monopattini.

Poveri “rider ” impegnati da centinaia di ristoranti e pizzerie per consegne a domicilio a doversela sbrigare su strade non certo ottimali e spesso anche da “chow di slalom gigante”. Mercoledi scorso c’è stata una grande mobilitazione in Via Brin, in ricordo di una mamma, Valeria Vertaglio. investita mortalmente in questa strada da un’auto, nel segno di un grido corale: “Non si può morire solo per attraversare la strada” difficile da archiviare. Stavolta, rispetto al passato, c’ è stato un prefetto della città, che non ha detto parole di circostanza ma di tale fermezza da scoraggiare qualsiasi alibi . “Queste mortiha ribadito devono interpellare la coscienza di ognuno. Ognuno ha una responsabilità e ne deve dar conto”. Non solo ma ha elencato una lista di criticità, negligenze, mancatevigilanze, irresponsabilità, riconducibili a comparti, settori delle istituzion localii che non potranno più nascondersi.

C’è una “questione Napoli” molto grave, di cui si discute da sempre, ricompare in ogni consultazione amministrativa nei proclami di mille movimenti civici, che promettono svolte epocali ma che, da decenni, lavorano solo per la peggiore conservazione del potere. Mentre a maggio si varava a Napoli la “flotta-bis” dei monopattini di Manfredi, il rapporto annuale dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile comunicava che tra le aree più critiche e inquinate figurano anche gli agglomerati di Napoli e Caserta. Che altro aggiungere? Che un cancro non si combattere con la Aspirine.

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