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L'opinione
08 Ottobre 2024 - 12:03
Il governatore Vincenzo De Luca
Accade di sovente che i fatti o le circostanze contingenti si incarichino di smentire o neutralizzare dichiarazioni e uscite di vario genere.
Il Presidente della giunta regionale pochi giorni fa rilasciava un’intervista per “La Stampa” di Torino attraverso cui riaffermava la volontà di ricandidarsi per il terzo mandato, ovvero per la quarta volta di fila, ma le vicende giudiziarie di due suoi fedelissimi (il Presidente della Provincia e un consigliere regionale casertano) per certi versi davano la stura ai moti di ribellione endogeni da parte di esponenti del Partito Democratico, pronti a “sparare sul pianista”, il solista De Luca, il quale a stretto giro replicava come avrebbe fatto il Marchese del grillo, interpretato dal Sordi nazionale “io sono io e voi…” continui pur il lettore.
È la politica delle dichiarazioni, delle lotte intestine, dei veti e dei livori che non risparmiano nessuno, nemmeno il centro destra campano. Da un lato Forza Italia e il proprio leader regionale, forti del buon esito elettorale e delle Ruropee, dall’altro l’asse di destra. Entrambi accampano il diritto di guida della coalizione e quindi di candidatura presidenziale. Ne vedremo delle belle da qui a qualche mese prima della lotta elettorale dell’ottobre 2025.
Che poi di bello a dire il vero non c’è proprio nulla. Sembra di assistere a lotte di potere, al trionfo del personalismo che mortifica chi lo pratica e che (purtroppo) uccide la politica. Sarebbe meglio parlare di programmi, di cosa andrebbe fatto, di cosa è stato fatto, di ciò che andava fatto meglio, ma diciamo che questo tipo di metodo non è particolarmente accattivante e non paga nei confronti di un elettorato sempre più distratto, per via soprattuto della sempiterna crisi dei partiti, che non hanno il coraggio di imprimere una svolta riformatrice e salvifica per se stessi e per la politica.
L’accesso ai partiti dovrebbe essere una cosa seria, la classe dirigente andrebbe selezionata per merito e non per cooptazione o magari per appartenenza familiare/territoriale o peggio ancora per censo. Purtroppo questo accade da tempo e nessuno ne è immune. Diciamo che quello che accade in Campania è la cartina di tornasole di ciò che in scala 1:20 accade in Italia. Sullo spettacolo “del vengo anch’io, no tu no” del campo disastrato del Centrosinistra e del peloso “volemose bene” nella coalizione di governo scriveremo prossimamente.
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