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L’Iran oggi e i suoi possibili scenari politici di domani

È un dato di fatto che le sanzioni economiche hanno avuto il risultato di colpire sempre più in profondità la vita quotidiana della popolazione

L’Iran oggi e i suoi possibili scenari politici di domani

Il presidente Massoud Pazeshkian

È un dato di fatto che le sanzioni economiche all’Iran hanno avuto il risultato di colpire sempre più in profondità la vita quotidiana della popolazione, esasperando vecchie diseguaglianze e generandone continuamente di nuove. Il risultato è che il ceto medio iraniano sta scendendo con velocità esponenziale verso la soglia di povertà mentre,oramai, una consistente fascia di popolazione necessita, in un modo o nell’altro, di aiuti statali per riuscire ad andare avanti.

È chiaro che, in tali condizioni, quest’ ultima categoria non è in grado, quand’anche lo volesse, di prendere parte attiva a forme di ribellione sociale, perché la suasopravvivenza finisce con il dipendere, in buona parte, dalle provvidenze statali, con i conseguenti condizionamenti che queste finiscono con il determinare, in termini di consenso e di acquiescenza.

Le forme di ribellione e le manifestazioni di piazza cui abbiamo assistito negli ultimi tempi sono, per questo, una prerogativa del ceto medio e della gioventù studentesca e universitaria, ma, ad oggi, si sono concluse con un quasisostanziale nulla di fatto. In compenso, le sanzioni internazionali alle quali il paese è soggetto hanno consentito l’emergere di una classe nuova e sempre più potente: quella dei profittatori arricchiti dalla fiorente economia sotterranea che hanno, ovviamente, tutto l’interesse possibile al mantenimento del sistema.

L’attuale presidente delle Repubblica, Massoud Pazeshkian, è sì un “riformistamoderato”, nell’attuale scenario degli equilibri politici interni dell’Iran ed è fautore di una politica estera più dialogante che ha come obiettivo la riduzione delle sanzioni. Ma non dobbiamo dimenticare che la partecipazione al voto nelle ultime elezioni presidenziali è stata bassissima e ha costituitouna vera e propria cartina al tornasole di quanto sia debole la posizione del neopresidente in un contesto di scontento nei confronti dell’attuale sistema di potere da parte di moderati, riformisti e laici che hanno preferito astenersi dal voto, non considerando Pazeshkian una vera alternativa.

E, in effetti, questi è un ingranaggio di fatto del sistema, fortemente condizionato dalla gerarchia islamica e dal suo apparato di potere. Stando così le cose, non credoproprio che un’ipotesi di cambiamento di regime sia possibile in Iran nel breve periodo, indipendentemente da ciò che sta avvenendo in quello scacchiere tormentato. In un futuro prossimo venturo, invece,la Repubblica Islamica potrebbe andare incontro a trasformazionidella propria forma attuale,perché il regime ha troppe contraddizioni interne e sta raggiungendo un punto di estrema criticità nei rapporti con una larga fascia di popolazione.

Man mano che la generazione che l’ha fatto nascere e l’ha supportato verrà sostituita da quella che è attualmente la generazione più istruita, cresciuta negli anni di maggior apertura della Repubblica nei confronti dell’esterno e di sostanziale crescita economica, potrebbero verificarsi dei cambiamenti e potrebbe iniziare un nuovo periodo di riformismoe di approccio pragmatico nelle relazioni internazionali e potrebbe accadere che il sistema sia modificato, dall’interno, da qualche nuovo personaggio emergente che si affermi e che sia sostenuto da un consenso ampio.

Ma un’ipotesi altrettanto probabile è che, dalla attualecoabitazione di fatto del potere teocratico con un complesso militareindustriale sempre più potente e sempre più pervasivo, possa un domani nascere uno Stato fortemente condizionato dai militari nazionalisti e sempre meno assoggettato, se non in un’ottica meramente formale, al potere degli “ayatollah” e della Guida suprema. Scenari incerti, come incerto è tutto l’attuale scacchiere geopolitico del Medio Oriente. 

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