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L'opinione

La forza della memoria di una città difficile

La forza della memoria di una città difficile

La sintassi dei ricordi, delle date, delle celebrazioni scorre rapida sotto i nostri occhi. Napoli ha appena finito di onorare le sue gloriose 4 giornate, a 81 anni da quei momenti drammatici. E lo ha fatto con rigore e semplicità, presentando, tra l’ altro, una mostra documentaria al Museo di Napoli, coordinata da Gaetano Bonelli, che ha proposto, tra i tanti reperti, anche l’antica, inedita fotografia della barricata predisposta in quei giorni dai napoletani in via Santa Teresa degli Scalzi, un cimelio raro e speciale, presentato per la prima volta al pubblico, che ha richiamato decine di scolaresche e centinaia di appassionati.

Ovviamente, le celebrazioni aprono la strada ad un dibattito scontato sul perché, a differenza di tante altre città, Napoli, medaglia d’oro al valor militare, prima città europea ad insorgere con successo contro l’occupazione tedesca, non goda ancora di un Museo della Resistenza.

Se ne discute da sempre. E, nel suo straordinario magistero, nel 1962 lo stesso Giuseppe Marotta sottolineava come “a Napoli scriviamo sull’acqua i nostri meriti, mentre azioni civili di questo profilo meritano la carta stampata, il marmo e il bronzo che le esaltino e le eternino“. Ma è una città strana. Per una ricorrenza che si onora, eccone altre decine che sfuggono alla memoria del tempo.

Citiamo a caso: in questo 2024 sono caduti quasi in silenzio gli anniversari di Salvatore Di Giacomo (90 anni dalla scomparsa), di Anna Maria Ortese (110 anni dalla nascita ), di Domenico Rea (25 anni dalla morte), di artisti come il futurista Francesco Cangiullo (140 anni dalla nascita), l'ottocentista Filippo Palizzi (125 anni dalla scomparsa), figurativi come Alberto Chiancone e l’infaticabile Antonio Asturi (120 anni dalla nascita), il magico Attilio Pratella (75 anni dalla morte). Mentre per Eduardo (40 dalla morte) e Luisa Conte (25 ) si sono visti pallidi segnali di memoria.

Più fortunato il centenario di Aldo Giuffrè che, grazie all’impegno di due studiosi come Domenico Livigni e Roberta Verde, tra l’ altro collaboratori di questa testata, ha registrato una mostra a Palazzo Reale a Napoli ed un libro biografico di prossima uscita (Aldo Giuffrè, Una vita per lo spettacolo, Persiani Editore). Ma purtroppo, al di là delle poche iniziative proposte, si ha la sensazione che le istituzioni, in larga parte, abbiano passato la mano.

Certo, gli appuntamenti sono tanti ed è difficile star dietro a tutto, ma le commemorazioni, le celebrazioni, i ricordi ci aiutano anche a guardare indietro, nel nostro passato, nello specchietto retrovisore delle nostre emozioni, spesso tra le passioni di tanti eventi che si intrecciano con giorni che non vorremmo mai dimenticare. 

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Commenti all'articolo

  • Francesco

    08 Ottobre 2024 - 18:34

    Le Quattro Giornate furono una rivolta spontanea, estranea alla Resistenza. Tutta la città insorse dopo l'ordine di deportazione delle truppe di occupazione germaniche e l'assassinio dei nostri militari, ma non c'era nessuna guida politica!

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