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L'analisi

“Patrimoniale”: la sinistra vuole anche le mutande

L'approfondimento dei temi politici di Vincenzo Nardiello

“Patrimoniale”: la sinistra vuole anche le mutande

Elly Schlein

Una patrimoniale. Sulla stupidità. Quella sì che frutterebbe una barca di soldi. Puntuale come un orologio svizzero, si torna a parlare di nuovo dell’opportunità d’introdurre un’imposta sul patrimonio. Che però in Italia già esiste. Anzi, per la verità ve n’è più d’una, ma tutti fanno come le famose tre scimmiette con una variante: non vedono, non sentono, ma straparlano. L’ultima a rilanciare l’idea è stata Elly Schlein: la segretaria del Pd ha detto che «non è un tabù». E ti credo, infatti in Italia la patrimoniale non è per nulla un tabù, visto che ce ne sono almeno quattro. Piccolo ripasso ad uso degli smemorati rossi. La patrimoniale più nota è l’Imu: applicata sui fabbricati, esclusa la prima casa, sulle aree fabbricabili, gli immobili commerciali, industriali e sui terreni agricoli, l’Imu rappresenta una delle principali forme d’imposizione patrimoniale in Italia. Una botta da 20 miliardi, euro più euro meno. Poi abbiamo l’imposta di bollo, quella che si paga sui conti correnti, i depositi titoli e altri prodotti finanziari: è una patrimoniale sui risparmi e gli investimenti privati. Subito dopo abbiamo il capitolo successioni e donazioni, imposte che colpiscono il trasferimento di patrimonio all’interno della famiglia. Se non è un’altra patrimoniale questa, dite voi allora cos’è. Poi abbiamo altre patrimoniali di cui neanche ci rendiamo conto perché più “leggere”: basti pensare al bollo auto e altre imposte minori. Insomma, tutti quelli che affermano che in Italia ci vorrebbe una patrimoniale non sanno neanche quello che dicono. Forse intendono che sarebbe necessaria un’ulteriore forma di tassazione del patrimonio, aggiuntiva a quelle già esistenti? Magari ancora più pesante in termini di gettito? Bene, allora abbiano il coraggio di dirlo perché questa è la strada per la povertà, non certo per lo sviluppo e la crescita. I soliti scienziati oxfordiani, timorosi che la gente al solo sentir parlare di una nuova tassa li insegua con i forconi, si affrettano a precisare: «Ovviamente la patrimoniale la devono pagare i miliardari». Che geni. A parte il fatto che le patrimoniali già in vigore le paga ciò che resta del ceto medio - altro che miliardari - nessuno spiega dove siano questi aspiranti Paperoni da tosare. Le dichiarazioni dei redditi parlano chiaro: i ricconi in Italia sono tali proprio perché si nascondono bene al fisco. Di conseguenza i (pochi) candidati a pagare per tutti non sarebbero affatto i più abbienti, ma solo i più fessi - pardon, onesti - perché rappresentano quell’infima percentuale che dichiara tutto e già paga l’aliquota Irpef massima. Sono 418mila coloro che dichiarano un reddito superiore ai 100mila euro l’anno: appena l’1% dei contribuenti. Altro che patrimoniale: neanche se lo Stato li espropriasse riuscirebbe a ricavare i soldi di cui ha bisogno. Per tutte queste ragioni e molte altre, la patrimoniale è anche solo aritmeticamente l’ennesima sciocchezza della sinistra. Si dirà che passando dal reddito al patrimonio cambierebbe molto: certo, infatti basterebbe una seconda casa (magari ereditata) per vedersi iscritti di diritto nella lista nera dei “ricchi” da far piangere. È evidente che una tassa in quel modo concepita servirebbe solo a gettarci in recessione. La pagherebbero tutti: presunti ricchi e sicuri poveri. Paradossalmente, ma non troppo, gli unici a salvarsi sarebbero i grandi evasori. Che continuerebbero a farla franca. Il che confermerebbe quello che l’evidenza storica da sempre insegna: gli Stati che hanno adottato una bassa pressione fiscale e promosso la libertà d’impresa, hanno sempre avuto una crescita economica più rapida e offerto i maggiori vantaggi a tutti i settori della società. Al contrario, in quelli con imposte elevate lo sviluppo economico è stato frenato e le diseguaglianze aumentate. I primi distribuiscono ricchezza, i secondi povertà. L’opposto di ciò che sostengono gli architetti della patrimoniale. Loro progettano e noi restiamo in mutande. 

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