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Conte sceglie la Salis: Schlein è rimasta sola

Quando Elly Schlein fu eletta segretaria del Pd alle primarie, i suoi precettori, o meglio sponsor, tennero molto a farla passare come una “neofita della politica”

Conte sceglie la Salis: Schlein è rimasta sola

La segretaria del Pd, Elly Schlein

Quando, nel marzo del 2023, Elly Schlein fu eletta segretaria del Pd alle primarie, generosamente aperte egli esterni, i suoi precettori, o meglio sponsor, tanti, tennero molto a farla passare come una “neofita della politica”. Ciò doveva servire a segnare da subito un significativo snodo, tra un prima, caratterizzato da una serie ininterrotta di “leadearship” fallimentari e un dopo, con la sua guida, appagante e da salvifico effetto.

Da legittimarla senza indugi nel ruolo di “rottamatrice” dei cacicchi, di coloro che miravano a continuare ancora a gestire il partito con metodi padronali. Rottamazioni, bisogna dire, le meno influenti, avvenute sul serio e subito, altre ,invece, le più temute, sospese, congelate, in attesa di cogliere i momenti più favorevoli per farle. Fino a farle credere di essere davvero una “neofita”; in realtà, però, era solo una gigantesca bufala, da tutti ben conosciuta. Poi smascherata, nel febbraio scorso, da Renzi , nel suo saggio “Palla al centro”.

In cui, oltre a dire le cose come stavano e stanno, che Elly era e resta una “veterana del palazzo”, eletta al Parlamento europeo nel 2014, tutt’altro quindi che una neofita, grazie al 40,8% avuto dal Pd ai tempi della sua segretaria. ne sottolinea ingratitudine, irriconoscenza e spregiudicatezza.

Non solo ma aggiunge nel libro: “Signori qui siamo alla follia: un partito che è tutto, nessuno e centomila. Un partito, la cui identità viene stracciata sulla base di presupposti ideologici e senza alcun ancoraggio alla realtà”. Ora, non sappiamo, dopo la partita di calcetto del disgelo tra Schlein e Renzi, quale sviluppo avrà la ritrovata amicizia, rispetto alla permanente e destabilizzante bufera dei veti per l’inviso “Matteo D’Arabia”.?

Di certo oggi c’è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti: La immagine di Elly della sua “leaderscip” si è molto indebolita nel guazzabuglio odierno di una sinistra da nuovi protagonismi. La sfida epocale, cui era stata destinata, cioè la costruzione del “campo largo”, è ormai persa.

Pur avendo potuto godere di notevoli appoggi, al di là del sorrisoaccattivante e una mitraglia di spot ripetitivi, ha mostrato di avere grandi limiti. Non è riuscita, sopra a ogni altra cosa, a elaborare un programma di massima su cui discutere, confrontarsie convergere con i possibili alleati, trasmettendo loro, quanto serviva la determinazione e la visione da vera leader e esser vista tale.

Invece nel corso di questi mesi, oltre a trasmettere foto di gruppo per far credere che la squadra dell’alternativa alla Melone fosse già pronta e, in realtà non lo era, si è visto invece molto chiaramente che ognuno ha lavorato per sé. A evidenziarlo, nella maniera più netta e al di sopra di ogni sospetto, è stato di recente Massimo Cacciari molto severo nel sottolineare le pretese di una sinistra dai comunicati monchi, che si appiglia agli scandaletti e non ha ancora una strategia convincente.

Insomma, in questi ultimi giorni, tra una serie di criticità, il leader dei Cinquestelle non si fa più vedere a fianco alla Schlein, ma mira a farsi un suo “campetto”, a ribaltare i vecchi equilibri a sinistra, precisando che “M5S e AVS, cioè Salis, Fratoianni e Bonelli insieme eguagliano il Pd”.

Alle corte: il campo largo non c’è più. Elly è rimasta sola. E che lo sia davvero, lo ha fatto capire con una dichiarazione resa ier l’altro ai giornali, che, qualche settimana fa,non si sarebbe mai sognata di fare: “La politica - ha detto - per me è un contratto a termine”. Sfiducia, stress, delusione? La sua biografia, uscita qualche mese fa, ha un titolo profetico “L’imprevista: un’altra visione di futuro”. Impensabile però chepotesse arrivare a tale imprevedibilità. 

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