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L'opinione
17 Ottobre 2024 - 10:05
Gli anziani rappresentano una risorsa inestimabile per la società, un patrimonio di esperienze, competenze e valori che troppo spesso rischia di essere trascurato. Quando giungono all’età della pensione, molti di loro si trovano di fronte a un cambiamento radicale: da una vita attiva e produttiva nel mondo del lavoro, si passa a una condizione di inattività forzata, con il rischio di isolamento sociale e di perdita di senso di utilità.
Tuttavia, questo non deve essere il loro destino. Anzi, possiamo trasformare questa fase della vita in un’opportunità per tutta la comunità, facendo leva sulle competenze maturate in decenni di attività lavorativa. Un nuovo modello di formazione professionale che coinvolga attivamente gli anziani potrebbe essere la chiave per dare loro un ruolo centrale. Invece di disperdere il loro prezioso bagaglio di conoscenze, si potrebbe integrare questo patrimonio in percorsi di mentoring e formazione, destinati soprattutto alle nuove generazioni.
Gli anziani, in quanto ex professionisti con anni di esperienza alle spalle, potrebbero affiancare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, trasmettendo loro competenze tecniche e, soprattutto, quelle soft skills che solo l’esperienza diretta può insegnare. La condivisione del sapere fra generazioni non è solo un modo per arricchire il percorso formativo dei più giovani, ma è anche un’opportunità per far sentire gli anziani valorizzati e utili.
Questo approccio permetterebbe anche un risparmio economico significativo. Invece di investire risorse in programmi di formazione spesso distanti dal mondo reale del lavoro, si potrebbe attingere a competenze già presenti nella società, riducendo i costi e, al contempo, garantendo una formazione più concreta e vicina alle esigenze del mercato.
Gli anziani possono offrire non solo un supporto tecnico, ma anche una visione critica e strategica, formata dalla loro esperienza, in grado di orientare i giovani lavoratori verso scelte più ponderate e efficaci. Inoltre, è importante affrontare il tema delle residenze per anziani. Troppo spesso, queste strutture vengono relegate in aree periferiche, distanti dai contesti sociali e dai quartieri in cui gli anziani hanno vissuto per tutta la loro vita.
Questa scelta non fa altro che aumentare il senso di isolamento e abbandono che molti anziani percepiscono. Al contrario, dobbiamo ripensare completamente il modello abitativo per la terza età. Le residenze assistite dovrebbero essere create all'interno dei quartieri stessi, dove gli anziani hanno sempre vissuto e dove si sentono parte della comunità. Mantenere gli anziani in un contesto familiare e conosciuto significa permettere loro di mantenere legami sociali, vicinanza ai loro cari e a quei luoghi che rappresentano una parte importante della loro identità.
Residenze integrate nei quartieri, con servizi di assistenza e cura adeguati, potrebbero migliorare la qualità della vita degli anziani e, al contempo, mantenere viva la loro interazione con il tessuto sociale locale. Queste strutture potrebbero anche fungere da centri di aggregazione intergenerazionale, dove anziani, adulti e giovani possano incontrarsi e condividere momenti di vita, esperienze e attività.
In conclusione, è necessario superare la visione degli anziani come una categoria passiva e dipendente, relegata ai margini della società. Gli anziani, con la loro esperienza e il loro sapere, possono essere attori attivi nella formazione dei giovani e possono continuare a vivere in modo dignitoso e partecipato all'interno della comunità. Attraverso un modello di formazione professionale innovativo e una riprogettazione delle residenze assistite, possiamo dare valore a ogni fase della vita, rispettando e onorando il contributo che gli anziani possono ancora offrire alla società.
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