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Se Meloni manda all’aria i piani di Schlein e Conte

La Manovra va di traverso alla sinistra

Se Meloni manda all’aria i piani di Schlein e Conte

Giancarlo Giorgetti

La Manovra va di traverso alla sinistra. La campagna che Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini avevano immaginato di poter fare, tutta all’insegna del «definanziamento della sanità» e dei «salari bassi», ha già le polveri bagnate. Si è subito sgonfiata la battaglia che Pd e M5S speravano di condurre sul tema degli stipendi.

Alla proposta velleitaria di un salario minimo per legge, l’Esecutivo ha risposto con il pragmatismo della concretezza, mettendo soldi subito nelle tasche dei lavoratori: la legge di Bilancio, infatti, conferma e rende strutturali il taglio del cuneo vi fiscale e contributivo e la riforma dell’Irpef. Questo vuol dire meno tasse in busta paga ai redditi bassi.

Tali norme, unite alla maxi-deduzione per chi assume - più alta per giovani e donne al Sud - al credito d’imposta e agli sgravi per le imprese che assumono giovani e lavoratrici svantaggiate nella Zona economica speciale del Mezzogiorno, disegnano un quadro di spinta all’occupazione che soltanto un’opposizione pregiudiziale può criticare. Anche la campagna sulla sanità che la sinistra preparava si fa più complicata.

Al di là degli artifici contabili, infatti, è proprio sulla sanità pubblica che il Governo ha deciso di fare l’investimento maggiore: il fondo nazionale arriverà a 136,5 miliardi l’anno prossimo e a 140 nel 2026. Non basta, ovvio; ma l’opposizione avanzi qualche proposta per spendere meglio queste risorse, invece di criticare e fare polemiche inutili. Inoltre, la soluzione trovata di far anticipare a banche e assicurazioni i 3,5 miliardi necessari a coprire una parte delle misure, è tanto creativa quanto efficace.

Hai voglia a definirlo «un gioco delle tre carte»: sta di fatto che per i prossimi due anni entreranno nelle casse dello Stato soldi che diversamente non sarebbero entrati. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è poi riuscito nell’intendimento che aveva annunciato: introdurre un inizio di quoziente familiare, aumentando le detrazioni a chi ha più figli. Qualcosa di cui si parla da decenni, senza che nessuno sia mai riuscito a fare nulla.

Aggiungeteci che nella legge non ci sono nuove tasse (ad eccezione del riallineamento delle accise sul diesel), e otterrete il quadro di un provvedimento certo non esaltante ma più che accettabile, date le condizioni di partenza. Non ultima una situazione internazionale complessa per le guerre in corso che incidono sui bilanci di tutte le Nazioni. Non sarà più semplice per l’opposizione incalzare il Governo sul tema dei conti pubblici.

L’atteggiamento prudente di Palazzo Chigi è ormai un dato acquisito. In più, con il Piano strutturale di bilancio appena inviato all’Ue, l’Esecutivo ha mostrato di essere consapevole che chiedere all’Europa un aggiustamento di bilancio distribuito su 7 anni invece di 4, implica un impegno importante sul fronte delle riforme. Per questo promette che saranno completate e implementati i cambiamenti legati al Pnrr: quindi giustizia, Pubblica amministrazione, fisco, digitalizzazione e concorrenza.

Certo, si può obiettare che per ora si tratta di annunci tutti da verificare. Vedremo. Ma è indubbio che ormai tutti a destra abbiano capito che non può esserci crescita strutturale senza finanze pubbliche in salute. Detto questo, ovviamente, ciò non vuol dire che nella Manovra non ci siano limiti e problemi.

Anzi. A cominciare dal fatto che se dopo due anni Giorgetti è costretto ancora a fare tagli lineari ai ministeri, è segno che nulla è stato approntato su questo fronte. C’è poi tutto il nodo degli investimenti. Se sono giusti i calcoli diffusi da OpenEconomics, i 21 miliardi di fondi europei del Pnrr spesi nel 2023 hanno generato Pil per oltre 49 miliardi e 15 di entrate fiscali. È la dimostrazione che se i soldi s’investono, anziché buttarli in bonus e spesa corrente, i risultati arrivano. Riuscirà il Governo ad accelerare e spendere tutte le risorse entro il 2026? Sarà decisivo non sbagliare su questo fronte. 

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