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l'opinione
19 Ottobre 2024 - 09:24
Purtroppo, la crisi del settore Automotive in Italia non risparmia neanche l’indotto dell’assistenza e del soccorso stradale, che impiega migliaia di piccole imprese, spesso a conduzione familiare, operative 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Queste aziende forniscono servizi quasi sempre sotto l’egida di società di assistenza come Aci, Europe Assistance, Unipol, Allianz, e per la pubblica amministrazione.
Negli ultimi anni, si è assistito a un costante aumento dei costi di gestione, dal carburante al costo del lavoro e di gestione in generale, a fronte di tariffe sempre più basse e di un numero di servizi in continua diminuzione. Nel boom economico degli anni ’60, realtà come la nostra operavano in un regime tutelato sotto l’insegna dell’Aci, un’istituzione allora fortissima e un punto di riferimento politico. Questo ha permesso a molte imprese italiane, come la nostra, di creare ricchezza sui territori, investendo e diversificando. Oggi il settore è in piena crisi, e molte di queste realtà saranno costrette a chiudere, poiché non possono sostenere i crescenti costi di gestione.
Negli anni ’90, in Italia si producevano circa 2 milioni di vetture; ora siamo al di sotto delle 400.000. Dopo anni, siamo stati costretti a ridimensionare questo settore, con il rischio di licenziare quasi 30 unità, che fortunatamente sono state ricollocate in altri settori all’interno del gruppo. Il mercato guida le decisioni, ma credo che vi sia anche una responsabilità del Sindacato di categoria, “Ancsa”, che non è mai riuscito a svolgere il ruolo di tutela delle migliaia di aziende del settore, mostrando una mancanza di leadership, governance e contenuti. Un altro problema viene dall’Europa, e dalle scelte europee. Mi trovo quindi d’accordo con il presidente D’Amato, che da anni ci ha messo in guardia sulle scelte che l’Europa stava portando avanti, dettate solo da ideologie ambientaliste.
Queste non consideravano l’impatto sulle realtà imprenditoriali, come dimostrato dal Green Deal e dalla battaglia sul packaging, che ha portato a rivedere i parametri europei. Una battaglia simile andava fatta anche per il settore automotive, ma temo che ormai sia troppo tardi: le case automobilistiche stanno tagliando costi e forniture di servizi. In questi anni, abbiamo anche tentato un dialogo con le principali realtà nazionali di assistenza stradale, proponendo investimenti in innovazione e tecnologie per migliorare i servizi erogati, ma non abbiamo mai ricevuto riscontri, se non attraverso un continuo percorso di tagli e riduzione delle tariffe. La nostra azienda, la Bourelly Group, proseguirà in altri settori di business, ma la preoccupazione reale è che molte piccole imprese italiane non riusciranno a sostenere questa crisi, che coinvolge migliaia di collaboratori.
*Ceo del Bourelly Group e presidente del Gruppo Piccola Industria dell’Unione Industriali Napoli
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