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Due anni di Governo Meloni ma non c’è più “luna di miele”

Era il 22 ottobre di due anni fa che il vento del voto popolare cambiava impetuosamente lo scenario della politica italiana a partire dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946

Due anni di Governo Meloni ma non c’è più “luna di miele”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Era il 22 ottobre di due anni fa che il vento del voto popolare cambiava impetuosamente lo scenario della politica italiana a partire dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946. Per la prima volta maggioranza (ampia) ai partiti di Centrodestra; per la prima volta, dopo trenta uomini, una donna premier a Palazzo Chigi, alla guida del 68esimo Governo della nostra Repubblica. Nome non nuovo, quello di Giorgia Meloni, sullo scenario politico nazionale,ma ora leader fra i più riconosciuti a livello europeo e internazionale. Lei che si presentava come una che si è fatta da sola, adesso pronta a “portare in salvo la nave Italia” chiedendo a tutti di “non disturbare chi ha voglia di agire e di fare”.

*** DISTACCO DALLE ORIGINI. Lei che aveva un retroterra di destra nell’entourage di Gianfranco Fini e di Alleanza nazionale, doveva chiarire alcune cose. La prima: Non ho mai provato simpatia per i regimi, fascismo compreso” (ma nel simbolo elettorale dei suoi Fratelli d’Italia c’è ancora tanto di fiamma tricolore…). Poi: ”Le leggi razziali del 1938 restano il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà per sempre il nostro popolo e il nostro Paese” (non bastano, ovviamente, per ripulire in tutto questo passato, le continue professioni di amicizia e di rispetto che il presidente del Senato La Russa riserva, a volte troppo platealmente, alla senatrice a vita Liliana Segre vittima del nazismo). Poi la questione Europa. Le idee di Giorgia sono apparse subito molto chiare: l’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. È Stato fondatore dell’Unione, dell’Alleanza atlantica, parte del G7, culla insieme con la Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori: libertà, uguaglianza, democrazia. In conclusione, forti e non aggirabili le nostre radici classiche e cristiane.

*** UN’ARIA MENO RESPIRABILE. È quella dell’odierno Palazzo Chigi. Se Andreotti diceva che “il potere logora chi non ce l’ha”, ebbene: il Governo in carica smentisce clamorosamente il “divo” Giulio. Si segnalano soprattutto -tra parlamentari, sottosegretari e ministri- coloro che hanno un’idea molto approssimativa della preparazione e dell’impegno che occorrono quando si entra a far parte della classe dirigente. Il deputato pistolero Emanuele Pozzolo (prima spara e ferisce un giovane, poi nega ostinatamente, infine confessa e patteggia a suon di euro); Il sottosegretario Vittorio Sgarbi sotto processo per traffico di opere d’arte; Andrea del Mastro che, sottosegretario alla Giustizia, è accusato di aver rivelato segreti d’ufficio. Non va meglio tra i ministri: la Santanchè che ha calpestato oltre ogni limite, come imprenditrice, i diritti dei suoi dipendenti; Francesco Lollobrigida che avventurosamente terrorizza i consumatori con la proposta della “carne coltivata”; Gennaro Sangiuliano che si è lasciato travolgere dalle mire accaparratrici di una spregiudicata scalatrice sociale. Caso a parte la vicenda giudiziaria di Matteo Salvini.

*** ABUSO DI POTERE. Venerdì scorso,18 ottobre, udienza a Palermo dove sono stati chiesti 6 anni di condanna per il vicepremier e ministro dei Trasporti, leader della Lega. In aula la voce ferma e combattiva di Giulia Bongiorno, avvocatessa di grande prestigio, presidente della Commissione Giustizia della Camera. Con un’arringa piena di fervore, respinge l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Due punti che fa valere: le decisioni di Salvini ministro sono state prese d’intesa con tutto il Governo, a cominciare da Giuseppe Conte allora premier (perché non è stato incriminato tutto il Ministero?); se Salvini ha difeso i confini della Patria, può essere questo un reato?Errore d’immagine invece, per Salvini, aver consentito che gruppi di leghisti si radunassero, quasi silenziosamente sediziosi, davanti al Tribunale mentre si discuteva la causa. A protestare, con la loro presenza, i ministri Valditara, Calderoli e Giorgetti, mentre veniva assegnata la scorta alla pm Giorgia Righi (insulti e minacce). ”Salvini, meriti una medaglia”, il messaggio invece del sovranista Orban.

*** AMARO SFOGO DI GIORGIA. Dopo un ampio giro di incontri in Europa e oltre, la premier prende atto della campagna di dossieraggi e incursioni anche nella sua vita privata, assaggia l’aria inquinata che è in giro e reagisce di scatto: denuncia i gruppi di pressione (chiaramente dentro e fuori i confini della maggioranza) che non accettano di avere al Governo qualcuno che “pressioni non ne sa fare e non si fa ricattare”. A buon intenditor poche parole, si diceva una volta. Ora una nuova, pesante grana:lo stop dei giudici romani ai migranti in Albania. Ma lei, con piglio decisionista: andremo avanti.

*** BRIATORE MULTATO A ROMA, A NAPOLI NO. Aperto in via Veneto il Crazy Pizza, il potente manager si è visto subito contravvenzionato dal Sindaco Gualtieri perché la facciata, all’ingresso, era tutta tappezzata di “fiori finti” che snaturavano la strada “salotto buono” della capitale. A Napoli identica apertura di Crazy Pizza (Pazza Pizza?), con la stessa “infiorata finta” sul lungomare Nazario Sauro, uno dei tratti paesaggistici più suggestivi al mondo. Però nessuna multa da parte del Sindaco Manfredi. Che a Napoli la Pizza sia davvero “impazzita?”.  

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