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L'opinione
23 Ottobre 2024 - 09:16
Cari amici lettori, il conflitto fra i poteri dello Stato e l’ordine giudiziario sembra stia arrivando al pettine. Esso mina, non da oggi, il funzionamento del sistema democratico in Italia. La democrazia è governo del popolo nella sua maggioranza, attraverso rappresentanti eletti. Quando una minoranza, con mezzi violenti o subdoli, pretende di imporre la propria volontà, siamo a un tentativo di colpo di Stato.
Parole grosse? Vi piace di più la definizione di Alto Tradimento? Come vi piace definire l’azione di un piccolo gruppo di cittadini, non eletti, che pretendono di governare lo Stato in maniera diversa da quella prescelta dei delegati dal popolo? Un piccolo gruppo, perché qui non si tratta dell’Ordine Giudiziario, ma di un plotone di magistrati fra quelli, già minoranza, aderenti a Magistratura Democratica. Quanti magistrati si sentirebbero di sottoscrivere l’affermazione che Giorgia Meloni è pericolosa perché non è ricattabile?
Certo molto pochi, perché traducendo queste parole appare evidente l’intenzione di ricattare il governo. In altre parole, costringere il governo ad agire non più nell’interesse del popolo, ma secondo gli intenti di un gruppetto di congiurati. La violenza, ovviamente insita nel concetto di ricatto, sarebbe esercitata mediante l’azione penale, il processo penale e persino il processo civile. La prima ha operato contro il governatore della Liguria, la seconda è in corso con il processo a Salvini, la terza con i provvedimenti che tendono a rimuovere ogni ostacolo all’immigrazione clandestina.
Uno dei successi ottenuti dai congiurati fu di far scomparire la responsabilità dei magistrati, voluta da un referendum popolare. Un’altra è stata quella di ottenere l’abolizione dell’immunità parlamentare. L’effetto di questi due successi è che gli eletti sono indifesi contro l’aggressione dei (cattivi) magistrati, mentre questi non possono essere tempestivamente fermati. Veniamo al concreto. La materia del contendere è l’immigrazione clandestina.
Clandestina significa che è antigiuridica, poiché l’immigrazione legale, utile alla nazione, è preceduta dalle opportune pratiche consolari. Lo Stato deve decidere chi può entrare, non è decente che la scelta sia operata dai mercanti di schiavi o dalla ragazzaglia che va in piazza a far danni e aggredire le forze armate nazionali. Questi magistrati complottisti dovrebbero saper ragionare e comprendere a chi giova e dove conduce il loro comportamento. Il popolo italiano, più di tutti la sua parte più povera, è contrario all’immigrazione clandestina.
Invocare l’Europa, interpretando in maniera faziosa un provvedimento di magistrati europei, è fuor di luogo, poiché l’Europa ha dimostrato in più modi di sostenere su quest’argomento il governo italiano e non i suoi nemici. L’ottimo giurista Pietro Dubolino, esaminando la motivazione dei Tribunale di Roma che ha bloccato il trasferimento in Albania, ha scritto che non è altro “se non l’ennesima manifestazione di una linea politica seguita, in materia di immigrazione, dalla parte trainante della magistratura mediante un indebito uso dello strumento giudiziario“.
Il governo non ha solo il diritto, ma anche il dovere di reagire. Giusto affrettarsi alla separazione delle carriere, particolarmente sgradita a quella “parte trainante”. Giusto, ma non sufficiente. I cospiratori vanno perseguiti, il governo decida come. Io propongo di imporre l’obbligo di astensione, a tuti i magistrati che abbiano manifestato la loro opinione in proposito, nei procedimenti sulla materia che l’opinione riguardava.
Obbligo che dovrebbe essere sanzionato, dall’istituendo giudice dei magistrati, con una sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, oltre al trasferimento a ufficio che si occupi di altro. Se la proposta piace, potremo approfondire l’argomento. Ma qualcosa va fatto, le cose non possono continuare così. E, per favore, non si tiri in ballo l’indipendenza della magistratura, che riguarda quella grande maggioranza che fa il proprio dovere: interpretare e applicare le leggi, non abrogarle. Che, cioè, sono veri magistrati, onesti e seri, non politicanti da strapazzo.
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