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L'opinione
24 Ottobre 2024 - 10:04
Il documento congiunto firmato nei giorni scorsi dalle Confindustrie di Italia e Spagna (il nome spagnolo è Ceoe) indica direttrici di marcia condivisibili per il futuro dell’Europa. Per la prima volta viene formalizzata in un documento confindustriale la richiesta di prorogare la scadenza del Pnrr, fissata al momento ad agosto 2026. Si tratta di una decisione che appare quasi obbligata, per motivi di puro buonsenso.
L’Italia, pur essendo più avanti degli altri Paesi nella realizzazione degli adempimenti previsti dall’Ue, non appare in grado di spendere tutte le risorse ricevute, sotto forma di prestito o di contributo, entro il termine indicato. Uno dei motivi è l’ampiezza dell’importo assegnatole, superiore di gran lunga a quello degli altri partner continentali, ma non è l’unico.
Per quanto sia in corso uno sforzo complessivo di ammodernamento della pubblica amministrazione e di semplificazione normativa, non si è giunti a una riduzione così drastica dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche da consentire di fare fronte in un lasso di tempo piuttosto breve a impegni così gravosi.
È un problema che non riguarda solo l’Italia. Non a caso, nel documento congiunto italo-iberico, si chiede una deregolamentazione nella normativa degli appalti pubblici tale da permettere, anche nel futuro post-Pnrr, di dare concretezza a infrastrutture importanti di supporto alle imprese e al sistema economico, senza patire gli intoppi procedurali e burocratici attualmente presenti.
La domanda di autorizzazioni più rapide, d’altra parte, concerne anche il settore energetico. Solo snellendo e semplificando sarà possibile attuare in tempo utile le integrazioni e le interconnessioni necessarie per ridurre il prezzo medio dell’energia. Un punto molto qualificante del documento delle due Confindustrie attiene alla questione competitività del sistema Europa.
Le principali associazioni degli imprenditori di Italia e Spagna convengono sulla esigenza indifferibile, posta in maniera chiara dal recente Rapporto Draghi, di approntare strumenti europei che affidino al debito comune il compito di affrontare con decisione la Transizione digitale e quella Ecologico-Energetica. L’impegno finanziario occorrente per sostenere questo passaggio epocale non può essere sostenuto da singoli Stati, ma deve essere supportato da un’Europa finalmente consapevole della necessità di maggiore coesione, unica strada per poter fronteggiare alla pari giganti dell’attuale scenario geoeconomico, quali Cina e Stati Uniti.
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