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il nostro posto
30 Ottobre 2024 - 09:40
Nell’ultimo fine settimana abbiamo ottenuto un risultato importante, frutto di un modello di azione politica che da sempre caratterizza la Lega e che stiamo radicando anche qui, nel Nostro Posto: il confronto diretto con le persone nelle strade e nelle piazze, l’ascolto delle storie, delle esigenze e delle richieste che provengono dalla voce diretta dei cittadini, senza alcun filtro. Non senza un pizzico di orgoglio posso dire che ancora una volta abbiamo ribadito due valori fondamentali che secondo noi devono scandire, oggi più che mai, la politica: vicinanza e partecipazione. Lo abbiamo fatto allestendo decine e decine di punti di incontro in tutte e 5 le province della nostra regione, portando in ogni angolo della Campania l’iniziativa “La sanità è un diritto, non un’elemosina”.
Abbiamo avviato questa operazione verità non solo per informare i campani sullo stato reale, indegno, del servizio sanitario regionale, ma ancor di più per tracciare, insieme a loro, il percorso per il rilancio, perché siamo convinti che anche qui da noi ci sono tutte le condizioni per dar vita ad un modello virtuoso di sanità, un sistema giusto ed efficiente, all’altezza dei cittadini della terza regione d’Italia. È un preciso dovere che nasce dalla consapevolezza che la politica ha il compito di fronte a cittadini che spesso non hanno nemmeno l’occasione, la voce, la possibilità per esternare le loro difficoltà e che perciò si sentono rassegnati all’idea che “tanto, niente cambia” di ridare la speranza e la cognizione dei diritti e della possibilità di garantirli, a tutti.
Certo partiamo dalla dolorosa sensazione di assuefazione all’immobilismo con cui in dieci anni di amministrazione, De Luca e i suoi con la complicità del Pd (sia a livello locale che nazionale) hanno condannato anche la salute, facendo finire la nostra regione agli ultimi posti delle classifiche addirittura europee in termini di quantità e qualità del servizio. Più volte ho personalmente confutato nel merito, smascherandole attraverso i numeri quelli veritieri, accertati, diffusi pure da associazioni e fondazioni che non hanno alcun colore politico né interesse di parte le balle sui primati fasulli che in Campania vengono continuamente raccontate da Palazzo Santa Lucia.
Soltanto sulla sanità ho presentato decine e decine di interrogazioni consiliari che quasi mai hanno ricevuto una risposta soddisfacente, nel solco della classica linea di comportamento della Giunta regionale: andare avanti nell’indifferenza, trincerandosi dietro il silenzio e continuare a difendere l’indifendibile, sostenendo a oltranza il proprio ristretto circolo di potere, anche di fronte a scelte scellerate che continuano a danneggiare i campani. Permettetemi di dire che non è rispettoso dell’altissima funzione di guida di oltre 5 milioni e mezzo di cittadini continuare a recitare la parte del “tutto va bene” oppure fingere di non sentire o di non vedere.
Ed è patetico che, messo alle strette dalla richiesta di un cittadino durante un convegno pubblico, si farfugli di altri traguardi (che mai saranno raggiunti) o di nuovi progetti faraonici, destinati a restare sulla carta. Insomma, il presidente della Giunta regionale continua a fare l’indiano. Anzi, a proposito di indiani e di India, l’iniziativa della Regione Campania di immaginare di reclutare infermieri provenienti da quella nazione è la perfetta cartina di tornasole dell’incapacità e della mancanza di visione. Soltanto noi sappiamo che esistono liste di idonei ai concorsi che non scorrono e personale parasanitario che viene licenziato in queste settimane per giochi di potere nella Asl Na1 (la più grande d’Europa)?
Chi governa la sanità campana non sa che nei prossimi mesi, come ogni anno, si laureeranno centinaia di giovani campani come infermieri, destinati ad emigrare se non verranno collocati qui? Solo per citare qualche dato della lista infinita della catastrofe, l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe denuncia il preoccupante aumento il numero dei campani che ha rinunciato alle cure: nel 2023 circa il 6% (più 1,2% rispetto all’anno precedente) delle famiglie, non potendo sottoporsi a visita, non hanno potuto contrastare la loro malattia! “Vi pare giusto?”, è la domanda che ci siamo sentiti rivolgere da moltissimi cittadini, anziani, giovani e perfino soggetti “fragili” (anche quelli che combattono patologie oncologiche) che hanno partecipato alla nostra iniziativa e firmato la petizione per una sanità giusta.
A loro abbiamo spiegato i reali motivi di questa situazione drammatica, ma allo stesso tempo abbiamo illustrato come finalmente si può e si deve cambiare in meglio, facendo capire che i fondi che ogni anno ha a disposizione la Regione Campania per la sanità nel 2023, circa 17 miliardi euro vanno spesi bene, senza sprechi e che è inconcepibile, di fronte di questo fiume di denaro, che la Campania sia maglia nera nell’erogazione dei servizi: appena 18 euro pro capite, rispetto ai 41 euro della media nazionale. È inconcepibile che siano stati chiusi oltre 20 pronto soccorso negli ultimi anni e che altri drappelli come ammesso di recente persino da De Luca rischiano di chiudere per un’incapacità senza precedenti.
Cito ancora il rapporto Gimbe: in Campania la maggior parte delle case di comunità e delle centrali operative territoriali esistono soltanto sulla carta! Mentre solo un ospedale di comunità sui 48 previsti è operativo, il resto sono scatole vuote di una propaganda per giunta pagata coi soldi pubblici! È contro tutto questo marciume, contro queste bugie seriali e soprattutto per la difesa di un diritto dei campani che in quasi dieci anni, qui da noi, si è trasformato in elemosina che la Lega è scesa in campo. La grande partecipazione registrata anche in questi giorni con tantissimi cittadini che, al di là del colore politico, hanno sottoscritto la petizione lanciata per una sanità degna, ci impone di andare avanti su questa strada, quella della trasparenza, dell’impegno, del lavoro per il bene della collettività, del recepire le istanze dei territori e dei campani e di attivarci per risolvere i problemi.
Sappiamo come agire e quali leve muovere per restituire finalmente al Nostro Posto un modello virtuoso di sanità. Il diritto alla salute va ristabilito a cominciare da un’adeguata rete di medicina di prossimità, che garantisca realmente, con tempestività e in sicurezza, i servizi di base e che si avvalga di un efficace sistema pubblico-privato cui affidare l’assistenza routinaria, riservando invece quella d’eccellenza, a costi sostenibili, alla guida pubblica. Certamente non è più tollerabile che, per un’emergenza, un cittadino debba percorrere decine di chilometri prima di trovare un pronto soccorso operativo; è inconcepibile che si aspettino mesi, e a volte anni, per una visita medica. Per fortuna dei campani, il vento è cambiato e, tra non molto, con il centrodestra alla guida della Regione ci si renderà conto della fondamentale importanza della politica dei fatti e di come si attua il buongoverno per garantire i diritti, primo di tutti quello, sacrosanto, alla salute.
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