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l'analisi
02 Novembre 2024 - 11:20
Donald Trump
È inutile fare quella faccia. Smettetela di arricciare il naso e semmai turatevelo. Perché questa è una mera questione d’interessi nazionali. Simpatie e antipatie politiche non c’entrano nulla. Non vi piace? Lo trovate insopportabile? Quel suo fare da attempato gradasso vi urta? I suoi slogan e la sua demagogia ve lo fanno considerare un inadatto a governare? Ok, tutto giusto. Ma se davvero Donald Trump, come ha rivelato il giornalista del Watergate, Bob Woodward ha parlato con Vladimir Putin almeno sette volte da quando è uscito dalla Casa Bianca, e soprattutto lo ha fatto anche agli inizi del 2024, allora sarà meglio che vi mettiate l’anima in pace. E facciate il tifo perché sia lui a vincere la corsa del 5 novembre.
L’Italia deve smetterla di fare gli interessi nazionali degli altri e iniziare a fare i propri: qualsiasi cosa possa avvicinare un cessate il fuoco in Ucraina dev’essere in tutti i modi agevolata e facilitata. Se davvero Trump e Putin si sono parlati a inizio anno, nel pieno cioè della tempesta di ferro e di fuoco a Est, almeno si può sperare che Washington e Mosca possano ripristinare un canale di dialogo al massimo livello per provare a trovare una via d’uscita al disastro scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina. Ora, non c’è il minimo dubbio che questo coincida non solo con i nostri interessi nazionali, ma anche con quelli dell’intera Europa occidentale, trascinata in un conflitto combattuto per procura che non ha alcun senso strategico. Anzi. Si tratta di un confronto bellico che va contro tutte le nostre necessità vitali, da qualsiasi punto di vista lo si giudichi: geopolitico, energetico o di sicurezza tout court.
Durante la campagna elettorale per le presidenziali, Trump ha più volte affermato che se tornerà alla Casa Bianca chiuderà il conflitto in Ucraina rapidamente. Nessuno sa bene se si tratti solo di una delle tante smargiassate cui l’ex presidente ha abituato il suo pubblico di elettori, oppure se ci sia qualcosa di più. Quello che è certo è che The Donald, a differenza di Kamala Harris che ha una posizione ideologica nei confronti della Russia e se rieletta non si discosterebbe dalla linea disastrosa perseguita da Biden è un pragmatico che riconosce legittimità al concetto delle sfere d’influenza. La cui violazione è la ragione primaria dell’attuale crisi esplosa a Est.
Questo, ovviamente, non significherebbe un atteggiamento remissivo degli Stati Uniti. Trump potrebbe aprire un tavolo negoziale globale con Russia e Cina per giungere a una sorta di “Yalta 2”, con la definizione delle frontiere delle rispettive sfere d’influenza. In questo contesto, la questione ucraina verrebbe ricondotta ad un negoziato più ampio, che è l’unico luogo in cui un conflitto di tal genere può essere almeno congelato. Con la postilla che a noi europei toccherebbe metter mano al portafogli per ricostruire un Paese devastato. Tra il dire e il fare c’è di mezzo ovviamente il mare, e vedremo se davvero Trump ammesso che sia eletto s’impegnerà in questo disegno e se riuscirà in qualche modo a comporlo. Tuttavia, il fatto che egli ponga esplicitamente sul tavolo il tema della riduzione della conflittualità internazionale, dal punto di vista del nostro interesse nazionale basta e avanza per preferirlo alla candidata democratica.
L’atteggiamento universalistico dei democratici americani, infatti, tipico fin dai tempi del presidente Woodrow Wilson ricostruire il mondo dopo la Prima guerra mondiale, affermando a livello universale tutta una serie di principi che dominavano la vita politica e civile americana condiziona moltissimo la politica estera dei democratici Usa e anche di una parte della destra. L’approccio trumpiano, invece, non è idealistico ma duramente realistico e pragmatico. Al limite del cinismo. Se ci pensate bene, è quello che ci vuole per trattare con Putin e Xi Jinping. Per tutte queste ragioni, chi ha a cuore la difesa degli interessi nazionali dell’Italia, deve sperare che dalla contesa elettorale americana sia Trump ad uscire vincitore. Che vi piaccia o meno.
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