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Iran, il sogno impossibile delle donne senza libertà

Donne ridotte a larve umane da farmaci e da elettrochoc

Iran, il sogno impossibile delle donne senza libertà

Reazione esplosiva quella dell’universitaria iraniana, Ahou Daryaei, che qualche giorno fa all’invito rivoltole di sistemare bene il velo ha reagito spogliandosi pubblicamente quasi del tutto. Ricorda la pentola a pressione che quando supera il limite massimo scoppia. Dietro quel quasi denudarsi c’è uno stillicidio continuo di divieti, di ordini da eseguire, di libertà negata, di imposizioni mascherate da rispetto di scritture sacre.

In Iran dal web, quando si riesce, trapelano immagini di stili di vita occidentali totalmente differenti e si sogna. Ma solo il sogno notturno, quello ad occhi chiusi, non è vietato. Sognare ad occhi aperti è pericolosissimo! Liberarsi del velo, per esempio, può essere un sogno ma è impossibile realizzarlo. E allora se esce una ciocca fuori la si lascia stare per un infinitesimale anelito di libertà. Ma la ciocca viene notata e viene imposto di riportare il velo in posizione totalmente coprente. La pressione accumulata raggiunge un limite insopportabile e la pentola esplode.

Esplodere non è concesso in Iran, men che mai spogliarsi e , quindi, la giovane ribelle è subitaneamente fermata e trasportata in un ospedale psichiatrico dove, molto realisticamente, viene imbottita di psicofarmaci per, poi, giustificare una procurata diagnosi di pazzia. La storia, anche non troppo remota, racconta questa assurda prassi nei confronti di donne di spirito libero desiderose di trasferire la propria libertà in vita quotidiana.

Donne ridotte a larve umane da farmaci e da elettrochoc. Disumanità subentrata ad altra pratica ancora più crudele, quelle di mandare donne “poco addomesticate” al rogo. Le streghe! Nel Medioevo e in epoca di Controriforma venivano così etichettate le donne “anticonformiste”.

Chissà quante volte sono stati descritti inesistenti “patti col diavolo” mentre c’era in esse solo voglia di vivere, vivere in libertà. La stessa voglia che ha dimostrato di avere Ahou Daryaei, l’eroina che si è denudata mettendo in mostra il suo corpo, quel corpo che fa tanto paura da esser totalmente coperto di nero dal regime.

E, così, quell’atto di ribellione diventa istantaneamente storia. La sua foto è, da subito, un’icona su tutti i social. Ma mentre l’icona invoca libertà a zittirla, oltre alle inimmaginabili torture dell’ospedale psichiatrico, è soprattutto il silenzio delle Istituzioni a livello mondiale. Le stesse istituzioni che il prossimo il 25 novembre faranno rimbombare, come sempre, pubbliche roboanti denunce e fatui proclami.

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