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Erano due principesse, ora sono due cenerentole

C’erano una volta nel nostro paese due categorie che sembravano godere dei più ampi privilegi e della più vasta considerazione: erano la Scuola e la Sanità

Erano due principesse, ora sono due cenerentole

La premier Giorgia Meloni

C’erano una volta nel nostro paese due categorie che sembravano godere dei più ampi privilegi e della più vasta considerazione: erano la Scuola e la Sanità. Oggi queste due “principesse” sono diventate due “cenerentole”. E la prima ad accorgersene è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, soprattutto per quel che concerne la sanità.

Non a caso la Carta costituzionale all’articolo 32 testualmente recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce la gratuità agli indigenti”. Prescindiamo da analisi sociologiche ogni volta che si dibatte su questo argomento e vediamo in concreto quali sono le esigenze dei cittadini. Veniamo, cioè, al sodo. Per essere assistiti gratuitamente bisogna aspettare almeno sei mesi.

Se si paga si è assistiti dopo un giorno. È questo un modo di rispettare la Costituzione? Oltre tutto vi sono malattie (/quelle di natura cardiologica ad esempio) che non possono aspettare e richiedono l’immediato intervento del medico. Coloro che non sono più giovanissimi ricorderanno che un tempo i nostri medici erano considerati se non i migliori, tra i migliori del mondo. Adesso non è che non siano più bravi, ma “riparano all’estero” dove godono di stipendi più alti e dispongono di attrezzature più sofisticate.

Così un altro nostro primato svanisce e anche in questo importantissimo settore rischiamo di essere il fanalino di coda dell’Europa. Occupiamoci ora della scuola. Anche in questo caso non possiamo non compiacerci di come eravamo considerati. E soprattutto del livello dei nostri studenti che mietevano ovunque significativi successi. Anche in questo settore si è verificato un autentico ribaltone che coinvolge anche gli insegnanti.

Aveva probabilmente ragione Indro Montanelli quando, esaltando il ruolo degli insegnanti dai quali dipende la formazione della classe dirigente del domani, sosteneva che professori e maestri dovrebbero essere la metà di quanti sono, frutto di una accuratissima selezione e guadagnare il doppio di quel che guadagnano.

Si dirà: ma a loro sono lasciate molte libertà, prima fra tutte quella di poter svolgere liberamente lezioni private con guadagni non indifferenti che consentono loro di compensare, almeno in gran parte, gli scarsi guadagni offerti loro dall’insegnamento ufficiale. Ma le lezioni private hanno un duplice inconveniente.: sono rese necessarie perché in classe gli insegnamenti sono insufficienti e portano coloro che insegnano a svolgere in modo distratto il loro lavoro.

Gli studenti sono, in realtà, abbandonati a se stessi, protagonisti di quello che possiamo definire un vero e proprio collasso culturale ed educativo dal quale gli studenti sono vittima e protagonisti. È possibile uscire da questo stato di cose? È difficile stando così le cose, essere ottimisti ma chi voglia esserlo può trovare conforto in quel che novant’anni or sono scriveva Albert Einstein: ”La crisi può essere una grande benedizione porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura”.  

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