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Dai nobili mecenati ai donatori comuni

Nel tempo la filantropia ha avuto diverse caratterizzazioni

Dai nobili mecenati ai donatori comuni

Cosa sarebbe l’Italia senza la diffusa beneficenza dei privati? Enti caritatevoli laici e religiosi hanno fatto la storia del sostentamento della popolazione disagiata mentre il mecenatismo nel mondo dell’arte ha promosso geni artistici destinati, altrimenti, a non poter esprimere la loro creatività. Nel tempo la filantropia ha avuto diverse caratterizzazioni ed oggi assistiamo ad un fenomeno in continuo aumento, quello delle richieste di sovvenzionamenti rivolte ai privati di somme anche piccolissime per la ricerca scientifica, le necessità primarie dei disabili, la mancanza di strumentazioni negli ospedali o di materiale di cancelleria nelle scuole ecc.

La differenza tra ciò che avveniva prima e ciò che avviene oggi è che nel passato sono stati, oltre alla Chiesa, sempre i ceti economicamente agiati e, ai tempi dell’aristocrazia, i nobili ad intervenire con la creazione, per esempio, di Istituti di soccorso finanziario, la costruzione di ospedali o, nel mondo dell’arte, a elargire vitalizi e committenze ad artisti per abbellire chiese e città o scrivere opere letterarie.

Da decenni, invece, non più grandi opere dal ceto agiato ma professionisti e gente comune partecipanti a raccolte fondi tanto che anche ai telespettatori vengono chieste donazioni minime in tempo di calamità e le associazioni più diversificate organizzano feste di beneficenza per raccogliere contributi da destinare a importanti scopi sociali poco o per nulla sovvenzionati dagli Enti pubblici.

È questo il caso dell’Evento Charity svoltosi a Milano giorni fa organizzato da Feminin Pluriel, Club internazionale di donne di pensiero ed azione la cui presidente in Italia è l’avvocato Diana Palomba originaria di Napoli. I contributi raccolti durante l’elegante serata andranno ad Edela e a Est(ra)Moenia, due associazioni molto impegnate nel sociale, l’una a tutela degli orfani di femminicidio, l’altra per la riqualificazione del centro e delle zone disagiate di Napoli.

L’architetto Roberta Beolchi, Presidente di Edela è legatissima alla Campania perché riconosce una rara attenzione delle istituzioni ai familiari delle vittime di femminicidio verificata nel tutelare, con la sua associazione, numerosi orfani di femminicidi di questa regione. Significativo anche il progetto sponsorizzato a Est(ra)Moenia, Associazione di imprenditori, professionisti e studiosi che mira allo sviluppo di zone disagiate di Napoli il cui Presidente, l’ing Ambrogio Prezioso, destinerà i fondi raccolti al recupero dei ragazzi di San Giovanni a Teduccio.

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