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L'opinione
12 Novembre 2024 - 09:12
La premier Giorgia Meloni
Mentre il realismo metafisico di Trump si offre al mondo con la forza della dialettica e di un’empatia nuova, restano sul campo le riflessioni sedimentate da numeri nuovi, per certi versi inattesi. Che il tycoon fosse destinato fatalmente a vincere, anche dopo la discesa in campo di Kamala Harris, questo giornale era stato tra i pochi a prevederlo.
Consentiteci l’autocitazione: su queste stesse colonne il 23 luglio scorso scrivevamo, tra l’altro, “dello spettro di una sconfitta annunciata per i democratici“. L’irruzione improvvisa nella corsa elettorale della Harris era stata troppo repentina e sostanzialmente tardiva. Ma un altro dato, probabilmente decisivo, ha cambiato lo scenario della campagna elettorale. La capacità di Trump di costruire una linea politica di destra adeguata alla nostra epoca, parlando al cuore di un elettorato stanco, economicamente stremato, all’eterna ricerca di una bussola di riferimento. Ci sono oggi negli Stati Uniti oltre 40 milioni di poveri ed almeno il doppio che vive ai confini di questo nuovo dramma. E le ulteriori, recenti domande sociali non trovavano sicuramente diritto di cittadinanza in una forza politica tradizionale quale i democratici. Ecco, quindi, che Trump, come giustamente rivela il politologo Orsini, “ha sviluppato un assestamento strutturale del populismo“.
Fondendolo a modelli partitici nuovi, consapevoli della necessità di un cambiamento. È quello che, per molti versi, è riuscita a costruire in Italia Giorgia Meloni, riposizionando il centrodestra come forza politica capace di ripensare anche in Europa il suo ruolo. Manifestandosi oggi, anche nel Vecchio Continente, come una delle poche leaders in grado di avere, per antica frequentazione, una linea diretta con la Casa Bianca e, addirittura, con Elon Musk, la stella oggi più luminosa del firmamento repubblicano.
Un ruolo di dialogo e di mediazione che non può più appartenere alla Germania, solcata da molte crisi, né alla Francia, guidata da un governo minoritario. L’ attualità di una commedia europea destinata ad avere, nei prossimi anni, dialoghi individuali e, sicuramente, meno cemento coalizionale.
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