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17 Novembre 2024 - 11:12
La Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale con ben 7 no su punti nodali della legge Calderoli ha messo su un binario morto l’autonomia differenziata. Concordano un po’ tutti, ostinati a parte. Ne siamo lieti perché non è una vittoria dell’opposizione o una sconfitta del governo ma, prima di ogni altra cosa o polemica tra forze politiche, una vittoria dell’Italia, della sua unità nazionale e della eguale cittadinanza di tutti gli italiani sancita e tutelata dalla Costituzione. Un senso dell’unità nazionale e dello spirito repubblicano inteso come solidarietà tra tutti i territori e tutti gli italiani, che ha spinto me e Mario Landolfi ad incontrare e a dialogare con due personalità provenienti da altra storia culturale e da opposto impegno politico: Eugenio Mazzarella e Massimo Villone, entrambi da tempo impegnati contro i progetti di autonomia differenziata anche attraverso la raccolta di firme su change.org.
Ci siamo incontrati al bar del San Carlo (voglio citarlo perché napoletanissimo e a me carissimo per la memoria di Paolo Isotta). E lì ci siamo ritrovati a condividere le stesse preoccupazioni in ordine alle conseguenze che sarebbero derivate all’Italia e agli italiani dalla legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Da lì è partita l’idea di un tour, a nostre spese (sottolineiamo anche questo), nelle principali città italiane, a cominciare da Milano, Napoli, Roma. A Milano alla Casa della Cultura, per la prima volta aperta ad esponenti di destra; a Napoli all’Istituto di Studi filosofici; a Roma al Senato. Abbiamo coinvolto in ogni incontro personalità di destra e di sinistra, che sarebbe lungo elencare. Voglio ricordare solo Fassina a Roma, perché con lui è in preparazione un incontro napoletano a partire dal suo libro sull’Autonomia che fa male tanto al Sud che al Nord. Per mesi siamo stati una strana compagnia di giro, quattro pensionati della politica in modalità profeti disarmati, gli stessi ammoniva Machiavelli che “sempre ruinorno”.
Non nel nostro caso, però. Perché i colleghi di “sinistra”, ma sarebbe più appropriato dire “italiani di sinistra” sono riusciti pazientemente ed ostinatamente a costruire una rete istituzionale su base regionale, a partire da Michele Emiliano, non a caso il primo a proporre ricorso, per indurli a ricorrere, come poi è avvenuto. E stesso stimolo esercitavano sui leader dell’opposizione finalmente apertamente in campo a Piazza Santi Apostoli. Villone poi, con altri giuristi, stendeva la richiesta di referendum e la presentava in Cassazione, spinta dallo straordinario successo della raccolta delle firme. Scrivo questo brevissimo promemoria personale, non solo per riconoscere a due colleghi di “sinistra” quanto hanno fatto, e fatto da un certo momento in poi insieme a me e Landolfi, con assoluto disinteresse personale, ma per dire agli italiani e alla più giovane politica in servizio, a destra e a sinistra, che l’idea dell’unità nazionale e lo spirito repubblicano non sono andati in pensione, se “quattro amici al bar” non più in servizio in politica sono riusciti a trovarsi insieme per l’Italia una solidale indipendente da difendere e tutelare nelle sue ragioni morali politiche e sociali. Ora non abbassiamo la guardia, giovani e vecchi, e vigiliamo sui colpi di coda di chi ha provato a smontare l’Italia.
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