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L'opinione

Ma si rischia il ritorno al terrorismo organizzato?

Fu la rivoluzione culturale del 1968 a partorire gli anni di piombo, durati dal 1969 fino ai primi anni ottanta

Ma si rischia il ritorno al terrorismo organizzato?

Cari amici lettori, le elezioni regionali si sono concluse con lo scontato successo rosso in Emilia e con quello, previsto, della sinistra umbra. Anch’essa prevista, ma per nulla soddisfacente, è l’ulteriore caduta della partecipazione al voto. Gli italiani sono sempre meno interessati alla politica e questa è un’altra prova della debolezza del sistema partitico e, in ultima analisi, della democrazia. Si è cominciato a pensare che potremmo avviarci a un nuovo periodo di terrorismo.

L’ipotesi, purtroppo, non è del tutto campata in aria. Ricordiamo che fu la rivoluzione culturale del 1968 a partorire gli anni di piombo, durati dal 1969 fino ai primi anni ottanta. L’abbattimento della cultura italiana era ispirato dalla simpatia per un pensiero opposto, che all’epoca era quello bolscevico.

Oggi è in corso un attacco ancor più pericoloso, che nasce apertamente da simpatie per Hamas, Hezbollah e l’Islam in generale. Allora ci si nascondeva sotto la difesa del proletariato, oggi sotto quella del popolo palestinese. Specchietti per le allodole in entrambi i casi: il bolscevismo non ha realmente a che vedere con il proletariato, come i palestinesi sono uno schermo dell’offensiva islamica.

La differenza, in peggio, sta nel fatto che allora l’America e l’Europa si opponevano con fermezza allo stalinismo, mentre oggi l’antisemitismo, figlio delle simpatie islamiche, dilaga in tutto l’occidente. Lo sport, allora, non emigrava a Mosca o Leningrado, mentre oggi va con piacere in Arabia o in Qatar.

I manifestanti “pro Palestina” sono persone completamente prive di ragionevolezza. Fra essi ci sono molte donne, che non si rendono conto della condizione di assoluta inferiorità in cui cadrebbero con l’avvento della Sharia, omosessuali che in quel regime sarebbero condannati a morte, uomini “di cultura”, che sarebbero ridotti al commento del Corano.

Mancano solo le persone di religione ebraica, le quali sanno di non poter sopravvivere in un mondo islamico; e, infatti, il loro stato di Israele è l’unico effettivo baluardo a difesa di quello che fu il nostro mondo greco-latino-giudaico-cristiano. Ignorando questa evidente realtà, i nuovi “progressisti” diffondano l’antisemitismo. Fenomeno, questo, che preoccupa quando si traduce in atti di violenza, ma turba ancor di più quando diventa epurazione dagli ambienti culturali, sociali e sportivi.

Allarma perfino quando diventa ridicolo, come nel caso dell’albergatore che rifiuta clienti di religione ebraica. Una cosa che fa ridere, ma di un riso amaro. Tutto questo discorso ci porta a considerare reale la possibilità che vengano nuovi “anni di piombo”, se non s’interviene per distruggere in maniera radicale le organizzazioni filo Hamas, filo Hezbollah, filoislamiche e antisioniste.

Anni peggiori di quelli passati, perché i terroristi della falce e martello non erano ufficialmente sostenuti dai sovietici, mentre innumerevoli gruppi islamici (e persino gli ingenui cittadini che credono al Corano) sarebbero dispostissimi a sostenere in ogni modo i terroristi della mezzaluna.

Inoltre, quella parte di America che governa fino al venti gennaio non ha capito gli insegnamenti di Spengler e Huntington: la Russia deve stare dalla nostra parte, i nemici sono altri. Sì, è vero quello che hanno detto alcuni opinionisti: i filopalestinesi non sono oggi allo stesso livello mentale e organizzativo dei terroristi comunisti.

Non dimentichiamo, però, che manifestazioni e cortei solo apparentemente possono esser spontanei: in realtà hanno alle spalle un’organizzazione che, differentemente dagli sciocchi picchiatori, sa quel che fa. Questa, in effetti, è infiltrata ovunque: evidente è il suo controllo su mostre e conferenze e soprattutto sulle università ove, non dimentichiamolo, anche a Papa Benedetto fu inibito l’ingresso.

Se ci pensate un momento, vi renderete conto che anche i magistrati democratici, che strenuamente si battono a favore dell’immigrazione clandestina, sono sostenitori dell’orribile futuro che ci aspetta dietro l’angolo; essi, oltretutto, non dovrebbero poter trovare scusa nell’ignoranza.

Allora, amici lettori, non possiamo sottovalutare la possibilità di un ritorno del terrorismo organizzato, prologo all’avvento della Sharia e alla fine di quel poco che resta della nostra libertà. Vogliamo cominciare a spiegarlo ai nostri governanti, ai nostri amministratori e anche a tutti i politici? Ricordo alla Schlein e ai suoi, ove se ne fossero dimenticati, che fine fecero i “sinistri” iraniani che pensavano di aver vita facile dopo la cacciata dello Scià.

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