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Napoli e “overturismo”? È un’attrazione antica

In vista delle feste natalizie che, a Napoli, anno dopo anno, fanno registrare sempre di più cifre record di presenze turistiche, non guasta fare un po’ di storia su questi flussi

Napoli e “overturismo”? È un’attrazione antica

In vista delle feste natalizie che, a Napoli, anno dopo anno, fanno registrare sempre di più cifre record di presenze turistiche, non guasta fare un po’ di storia su questi flussi, da molte e significative sorprese. Utile a trarre più di qualche buon consiglio, a fronte l’odierno crescente fenomeno “overturismo”, la cui lettura, pur nelle distinte differenze di natura epocale, fa cogliere affinità interessanti con il passato.

Una su tutte la conferma, si può dire, non sufficientemente messa in risalto, della plurisecolaree forte attrazione per la nostra città. Senza andare indietro nel tempo, ai lontani straordinari discepoli di Epicuro, che qui, a Posillipo e alle falde del Vesuvio, il I secolo a. C, aprirono le prime… “scuole- ostello” per lo studio e la diffusione dell’Epicureismo, è dal Trecento, lo racconta la “Chronica di Partenope”, che Napoli “have intra le città del mondo per la moltitudine dei cavalieri et de la loro pompa conquistata da fama grandissima”.

E ancora “vi si decantavano la pace e l’abbondanza, le buone leggi , le musiche, i giochi, i torneamenti,mentre fiorivano i traffici e le colonie di mercanti e stranieri davano un grande incremento al commercio, facendo della capitale un centro di attrazione”. Non solo per gli uomini di affari ma anche per i nobili e per i cavalieri, che la consideravano arbitra del gusto e maestra di raffinata eleganza. Comunque il vero movimento turistico da soggiorno ideale, più o meno lungo e diffuso di stranieri, suggestionati dall’arte e dalla poesia o presi dalla curiosità della vita sociale napoletana, si ebbe nel ‘700 e si protrasse fino alla metà dell’’800.

A testimoniarlo sono anche le belle pagine dei viaggiatori al Sud. Ciò però su cui occorre riflettere è che, le critiche di ieri e di oggi, a distanza di secoli, riguardano sempre le stesse problematiche: strade, sicurezza, trasporti, in una città, che, nonostante tutto, resta unica per “allegria e ospitalità”. Da meritarsi sin da allora il titolo de “La città dei forestieri”, oggi attualissimo. Scrive Di Giacomo che,“nel 1669 , a Napoli vi erano duecentododici taverne distribuite nei venti quartieri.

E al tramonto, appena scendevano le ombre, illabirinto di tutto il rione Sant’Antonio Abate si popolava e cominciava a vibrare di suoni ,di canti, di balli e di risate”. Uno scenario da “movida” di secoli fa. Da niente di nuovo sotto il sole? Di certo, che a Napoli, più di altrove, pulsa il fascino del passato: trascinante per chi vi risiede e anche per chi non vi risiede ma l’ama da lontano, frequentandola ogni volta che può. Fino agl’inizi del ‘900, negli atti di costituzione di dote in famiglie agiate del Sud figurava una clausola, in cui era di rigore, ogni anno, una visita di piacere a Napoli.

Da tempo mi capita di osservare da vicino un percorso, tra i più frequentati dall’overturismo - riviera di Chiaia, via Calabritto, piazza dei Martiri, con i 4 leoni, simboleggianti le altrettante rivoluzioni di Napoli, via Chiaia, via Toledo e piazza Trieste e Trento. Mentre il turismo tradizionale è eminentemente contemplativo, segue e s’appaga di itinerari già conosciuti, anzi li ricerca come qualcosa di più rassicurante nella rivisitazione e la memoria dei luoghi, l’overturismo ha una forte nuova carica di passione per la città.

Che lo porta a viverne emozioni, condividerne eventi con la spettacolarità con cui solo qui si può vivere e altrove non è ripetibile. Lo si è potuto constatare nella lunga straordinaria festa per la conquista del terzo scudetto, come se fosse stata la inaugurazione permanente di un’Olimpiade, tale e tanta era la partecipazione dei turisti. Ora, al di là delle progettualità - da mettere in campo per trasformare questo positivo fenomeno di notevole ricchezza - che richiedono tempi molto lunghi, diventa decisivo governare bene questa fase senza creare ulteriori squilibri, da compromettere quanto di positivo fin qui acquisito. 

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