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lettera dal palazzo
06 Dicembre 2024 - 09:37
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Antonio Tajani e Matteo Salvini, pur dovendo convivere per mantenere al potere la coalizione di centrodestra, si detestano. E da quando la famiglia Berlusconi lo ha accusato di eccessiva timidezza, Tajani è risoluto a contrastare le iniziative di Salvini che nonostante faccia parte della sua alleanza, è quasi sempre in dissidio con lui. Riuscire a tenere insieme i due è uno dei compiti principali, forse addirittura il principale, di Giorgia Meloni per mantenere in piedi una coalizione che spesso rischia di sbriciolarsi. Negli ultimi tempi, poi, i rapporti tra il leader della Lega e quello di Forza Italia sono ulteriormente peggiorati sino ad esplodere clamorosamente nella discussione sul canone Rai.
Così è accaduto che in aula, alla Camera, i due partiti abbiano votato in maniera differente e il governo è stato messo in minoranza. In queste condizioni nel mondo politico ci si domanda se e per quanto tempo il centrodestra potrà resistere e si ribadisce che la sua sopravvivenza è in larga parte dovuta ai contrasti che minano dall’interno il centrosinistra e dal fatto che il Pd, pur risalendo nei sondaggi, non sembra in grado di conquistare la maggioranza. In effetti Giorgia Meloni è una sorta di prigioniera, costretta com’è, per mantenere la maggioranza, ad assecondare sia la Lega che Forza Italia. Una via d’uscita per la Meloni sarebbe allargare la propria alleanza e probabilmente ci sarebbero anche i personaggi disponibili a stipulare accordi con lei, ma esistono al riguardo due difficoltà: in primo luogo la diffidenza della Presidente del Consiglio, in secondo luogo la dura battaglia che contro i nuovi venuti organizzerebbero la Lega e Forza Italia.
Al fondo della vicenda c’è tuttavia l’abusata questione delle ideologie delle quali è stata dichiarata addirittura la morte ma che cacciate dalla porta, rientrano dalla finestra. In effetti mentre Tajani promuove sostanzialmente una linea liberale, Salvini si è legato al sovranismo che ha il suo punto di riferimento nell’ungherese Orban. Tra queste due teorie, quella liberale e quella sovranista, la Meloni, per le sue origini, è orientata a privilegiare quella sovranista ma sa bene che l’Europa preferisce il liberalismo di Tajani mentre non vede di buon occhio Salvini. L’Italia non può permettersi di allontanarsi dall’Europa e quindi la Meloni non può assecondare il comportamento di Salvini che, tra l’altro, ha avuto nei suoi confronti atteggiamenti piuttosto ostili. La politica italiana, nelle settimane a venire, sarà certamente influenzata da questo contrasto e dagli sforzi, indubbiamente notevoli, della Meloni per far sì che il suo governo riesca a resistere. Non è un compito facile ma indispensabile.
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