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L'opinione
10 Dicembre 2024 - 09:38
Alessandro Impagnatiello
A otto giorni di differenza sono state emesse due sentenze di ergastolo, prima per Alessandro Impagnatiello e, poi, per Filippo Turetta, gli assassini, rispettivamente, di Giulia Tramontano e di Giulia Cecchettin. Il massimo della pena ma l’opinione pubblica non si spiega perché non siano state riconosciute anche delle aggravanti per i due femminicidi che, più dei tanti altri, hanno scosso gli italiani, nessuno escluso.
Intorno a questi efferati delitti, infatti, c’è stata l’unanimità di reazioni di doloroso sconforto per l’abisso toccato dai due giovanissimi crudeli assassini. Ad essere più precisi, a morire di morte violenta sono stati tre, anche un bambino pronto a nascere che la mamma e i nonni Tramontano erano pronti ad accogliere tra le loro braccia. Il suo papà no, anzi ha voluto con forte determinazione che morisse, prima avvelenando la sua mamma che lo custodiva in grembo e poi, deluso per non esserci riuscito, usando modipiù sbrigativi, il coltello!
Pure l’ex della laureanda Giulia ha usato il coltello e lo ha fatto perché lei non ha ceduto alle sue estenuanti esortazioni a tornare a stare insieme. Ed anche perché invece di rallentare il suo iter universitario, come gli chiedeva insistentemente, Giulia è andata spedita per la sua strada, le mancava solo di discutere la tesi. A lui tanti esami ancora! Dal suo personalissimo tribunale Filippo l’ha ritenuta colpevole di non avergli obbedito.
Scriveva infatti: ”O ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi” in uno degli innumerevoli Wapp inviati alla ragazza con una frequenza inaudita. Non studiava; per sua stessa ammissione guardava il soffitto per ore. Lecito domandarci cosa vigilasse la famiglia. Tranne gli amici che lo invitavano ad uscire nessuno ha pensato ad un aiuto che lo guidasse a stemperare diversamente la sua delusione d’amore. I genitori quando mettono al mondo i figli devono continuamente stare con le maniche rimboccate, non fermi a guardare da lontano e, magari, a giustificarne i comportamenti, qualunque essi siano.
E’ un impegno continuo e, forse, era proprio questo “peso” che voleva evitare Impagnatiello quando continuava a mettere gocce di veleno per topi nel cibo di Giulia incinta di suo figlio. Alessandro e Filippo hanno tempo di riflettere sulle sentenze di morte eseguite nei confronti delle loro donne. Ci riusciranno? Chissa! L’Italia riconosce il valore rieducativo delle pene e non potrebbe essere differentemente; siamo, pur sempre la patria di Cesare Beccaria!
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