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lettera al direttore

Regione, Piantedosi il vero candidato del Centrodestra

Mi sembra così elementare l’accettazione di tutti, che mi meraviglierebbe non poco l’esternazione di un qualche dissidente

Regione, Piantedosi il vero candidato del Centrodestra

Gentile Direttore, come affermavo nella precedente “lettera al Direttore” di giovedì scorso non voglio avventurarmi nel ginepraio delle notizie ed accadimenti internazionali, tragici e forieri di continue guerre e guerriglie, che coinvolgono Nazioni a noi vicine territorialmente e per certi versi di antica cultura mediterranea, dove i nostri progenitori latini avevano appellato l’ampio bacino interno all’Oceano Atlantico come “Mare Nostrum”. Ci mancava solo la Siria per “completare“ il quadro drammatico di un territorio già martoriato dalla “guerra infinita“ tra la Palestina di Hamas e Israele, per assistere ad ulteriori guerre tra popoli che hanno la stessa genesi millenaria. Certo, è sconcertante la “facilità” con cui il truculento regime di Assad è stato annientato; nemmeno due settimane sono state sufficienti perché una dittatura, “benedetta” dal regime russo putiniano, crollasse dopo ben 20 anni di esercizio monolitico e truce del potere. Anche il Fascismo cadde dopo un ventennio, ma vi fu una guerra mondiale disastrosa che ne determinò la caduta. Mi fermo qui, perché non mi azzardo minimamente a fare analisi storiche che, specie nel momento attuale italiano, generano strumentalizzazioni a seconda della appartenenza politica.

Voglio, invece, soffermarmi sulla interessante vicenda delle prossime elezioni in Campania, che non sono tanto lontane, visto che si voterà con ogni probabilità a fine primavera. In questi ultimi mesi siamo stati inondati da notizie di possibili candidature, meglio, autocandidature, per la Presidenza della Regione. Si va da quella “certa“ dell’attuale Governatore De Luca, a quella “bipolare“ tutta interna al Centrodestra, per poi azzardare ipotesi del secondo e terzo tipo nel frastagliato campo della Sinistra, dove almeno si ha una certezza, dopo la prestigiosa unanime investitura a rappresentante di tutti i sindaci d’Italia, del nostro primo cittadino Gaetano Manfredi: quella di rimanere sindaco per tutta la consiliatura. Per il resto, c’è una ridda di nomi, tra cui “spicca” quello dell’ex Presidente della Camera Roberto Fico, o i soliti nomi buoni per ogni stagione da “prelevare” nel calderone della cosiddetta “società civile”, che è stato il massimo bacino di utenza del “fu“ Movimento 5 Stelle, e della composizione dei vari governi tecnici degli ultimi 10 anni, prima dell’attuale “targato” Meloni.

Negli ultimi giorni sto leggendo ed ascoltando un nome per il Centrodestra, appena sussurrato qualche tempo fa, ma venuto prepotentemente alla ribalta, visto il burrone che si stava preparando con il conflitto interno all’attuale maggioranza parlamentare. Sto parlando, com’è facile intuire, dell’attuale ministro dell’Interno, l’ex prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, la cui candidatura a presidente della nostra Regione metterebbe tutti i partiti del Centrodestra d’accordo. Mi sembra così elementare l’accettazione di tutti, che mi meraviglierebbe non poco l’esternazione di un qualche dissidente. Il ministro Piantedosi è un campano, orgoglioso della sua origine e formazione tutta irpina, terra che ha dato i natali a tanti illustri politici, dirigenti della P.A., militari, intellettuali (cito per tutti, Francesco de Sanctis); è conoscitore della cosiddetta “macchina burocratica” della Pubblica Amministrazione come nessun altro, avendo occupato e diretto gli uffici più delicati e formativi-informativi della varie Amministrazioni in cui è stato impiegato, iniziando la sua carriera subito dopo la laurea al Ministero dell’Interno ad appena 26 anni. A 50 anni è stato il più giovane vice-capo della Polizia di Stato, ma prima ancora è stato per 8 anni Capo di Gabinetto della Prefettura di Bologna, poi Commissario della stessa città, poiancora Prefetto della città Felsinea, per approdare a Roma, sempre come Prefetto, sino alla “ chiamata” come Capo Gabinetto della Ministra Lamorgese e dopo di Salvini.

Il 21 ottobre 2022 viene nominato ministro dell’Interno; appena il tempo di insediarsi, e 4 mesi dopo, il 27 febbraio, accade la tragedia del naufragio di 73 profughi annegati sulla costa ionica di Cutro. Apriti cielo: la Sinistra si scaglia con veemenza contro il ministro, per aver “giustificato” il presunto “disinteresse” delle autorità di polizia locale (Capitaneria di Porto; Guardia Costiera; Polizia di Stato). Se ne invocarono le dimissioni da parte di chi anni prima aveva elogiato ampiamente il prefetto di Bologna (città-simbolo della Sinistra) e poi di Roma (città-simbolo, allora, della “presa delle varie Bastiglia” dei 5 Stelle con la sindaca Raggi). Ricordo ancora quanto fosse profonda la stima della sindaca verso il Prefetto, fino a partecipare, seppure on-line per il Covid, al dibattito sulla violenza di genere nell’Istituto Comprensivo “Perna-Alighieri”, circa 4 anni fa.

Anch’io, come chi mi legge sa, sono di origine e formazione irpina, orgoglioso anche che mio nonno per 20 anni è stato sindaco di Roccabascerana, paese confinante con Pietrastornina, dove ha vissuto e tuttora torna nella sua avita abitazione il ministro. Dopo mio nonno, mio zio, il fratello di mamma è stato per 10 anni sindaco e le autorità locali hanno intitolato l’Aula consiliare a lui, mentre a mio nonno fu intitolata una strada della frazione “Squillani” dove visse traguardando i 100 anni. Si chiamavano entrambi Saverio, il cognome: Piantedosi. Quando mi si domanda chi auspico come nuovo Governatore della Campania, la ovvia risposta può sembrare di autentico “campanilismo”, ma, per chi mi conosce a fondo, sa che nella mia lunga carriera militare e politica non ho fatto “sconti” di sorta, a costo anche di farmi cancellare negli ultimi istanti da un collegio elettorale parlamentare sicuro.

Matteo Piantedosi sarebbe un ottimo Governatore della nostra (e sua) Campania, come, in piccolo, lo fu mio nonno, in qualità di sindaco, a cavallo dell’IX e XX secolo scorsi: ritornato, con buona fortuna, al suo paese dalla lontana America, spese tutti i soldi nella costruzione di strade che collegassero le varie frazioni di Roccabascerana e nella costruzione, sempre a sue spese dell’unico ufficio postale della zona, che per quei tempi significava l’unico mezzo di comunicazione con il telegrafo tra le famiglie in attesa di notizie dei cari emigrati.

A questo punto, sembrerebbe cosa fatta. Si candidi il ministro Matteo Piantedosi a governare la Campania. C’è ancora un grosso problema, però, da risolvere. Il ministro non appartiene alle usuali e stantie categorie di chi vuole il “potere“ ad ogni costo: è rimasto e rimarrà così come aveva iniziato: un “servitore dello Stato”. In questa veste, sono sicuro, non sta facendo, come altri, nessun calcolo se rimanere ministro per due anni, se non c’è la “rivolta sociale” invocata da Landini, o governare la terza Regione d’Italia per sicuri 5 anni?

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