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Lettera al direttore

La qualità della vita: Nord felice, Sud ingannato

L'intervento di Franco Bianco sulla classifica del Sole 24 ore

La qualità della vita: Nord felice, Sud ingannato

Gentile Direttore, come ogni fine d’anno, “il Sole 24 Ore” stila la classifica delle città capoluogo in ragione di 6 parametri inerenti la qualità della vita dei propri abitanti. Per completezza, devo dire che le città prese in esame comprendono anche le rispettive Provincie o Aree Metropolitane. Nessuna sorpresa se assistiamo al solito elenco delle prime 70 città, su 107 complessive, che sono tutte del Nord in maggior misura, con qualche eccezione al Centro, intendendo per Centro Italia anche la Toscana. Non meraviglia affatto che l’unica novità che si può intravvedere ogni anno è il “ sorpasso” o l’”alternanza” tra le prime tre collocate sul “podio del vincitore” . Quest’anno è toccato a Bergamo ottenere la speciale “medaglia d’oro”, con grande orgoglio del solito Feltri, che il 21 aprile su Canale 4 nella trasmissione del giornalista Mario Giordano affermò testualmente : “I Meridionali in molti casi sono inferiori” ed anche: “Al Sud sono contro le autonomie perché vogliono vivere alle spalle degli altri”. Ricordargli che le grandi industrie del Nord, tra cui la “mitica” (una volta) Fiat, sono cresciute grazieal sudore e alle speculazioni fatte sulle spalle dei nostri emigrati meridionali; o ricordargli anche l’8 agosto del 1956 nella famigerata galleria di carbone di Marcinelle morirono 136 italiani, che erano per la quasi totalità Meridionali, non certamente in cerca dell’assistenza a gratis del “munifico” Nord, sono “memorandum inutili” per lui e i tanti eredi longobardi ancora sparsi per la Pianura Padana. Comunque, di primo acchito, almeno per due città della Campania, Avellino e Benevento, c’è da rallegrarsi, per il fatto che ogni anno scalano la graduatoria verso l’alto, con la Provincia Sannita che conferma la continua progressione già registrata negli anni precedenti. Può esserne orgoglioso il sindaco Clemente Mastella, politico di lungo corso, che è stato anche il più giovane deputato al Parlamento nel 1976 ad appena 29 anni, già V icepresidente della Camera, sottosegretario alla Difesa, ministro del Lavoro, infine ministro della Giustizia. Credo, comunque, che debba essere fatta giustizia anche per Napoli, classificata, nientemeno, al penultimo poso (106esima precedente solo Reggio Calabria, ultima alla 107esima posizione), così come per altre città del Sud e della nostra regione. Mi sento di condividere appieno quanto scritto autorevolmente dal direttore responsabile di questo glorioso giornale, che ogni giovedì mi ospita, Pasquale Clemente, nell’articolo di martedì scorso, partendo dal titolo dato al suo editoriale “Qualità della vita, il grande inganno del Nord”. L’ampia e particolareggiata panoramica che di Clemente fa in merito ai parametri fondanti l’essenza della “qualità di vita” dei cittadini dimostra che il criterio adottato è assolutamente incompleto e per tanti versi fuorviante. Se si misura, ad esempio, un parametro vitale per l’uomo, questo è sicuramente la qualità dell’aria che respira: ebbene, Bergamo, è inquinante e carica di veleni, come il Bangladesh, e così vale pure per l’acqua, bene primario per eccellenza. Ma anche gli stessi conclamati parametri presi a riferimento dovrebbero essere oggetto di riflessione. Non v’è dubbio che al Nord gli asili funzionano meglio; così gli impianti sportivi, le scuole, l’occupazione, la sanità: fossi il sindaco Manfredi, però, oggi che è autorevole presidente dell’Anci, andrei a guardare meglio come sono state redistribuite le risorse economiche nei vari Comuni e Regioni, a cominciare dalla Sanità, di cui il Presidente De Luca, per la verità, denuncia periodicamente la sottrazione di risorse statali di circa 200 milioni di euro a carico della nostra regione. Più sommessamente, infine, mi permetto di aggiungere un altro, importantissimo parametro non considerato dagli autori di questa distopica classifica. Il parametro della “Felicità”. Certo, il concetto è troppo astratto, tant’è che la nostra Costituzione non ne fa cenno, se non larvatamente nell’art. 3, quando parla di libertà ed uguali diritti per i cittadini; ne fa preciso riferimento, invece, la Dichiarazione di Indipendenza Americana del 4 luglio 1776, quando recita testualmente: “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla felicità” . Resta, comunque, concetto astratto, su cui lo stesso sommo Aristotele provò a farne una rappresentazione concreta, quando affermava che la felicità è una ragione di vita che deve essere perseguita per quella che veramente è, non per ottenere qualcos’altro. Questo concetto rende bene oggi l’idea che i parametri usati per misurare la “qualità della vita” sono improntati all’oggettività, mai alla soggettività, che ha un valore, invece, preminente e inestimabile per ogni singolo cittadino. Certo, la vita tumultuosa d’oggi impone che i servizi pubblici funzionino bene; che le pari opportunità siano realmente garantite; che le famiglie possano realizzarsi, senza il fardello della disoccupazione e della mancata custodia dei figli e loro conseguente istruzione, e su questo dobbiamo superare un “gap” atavico, colpa delle “spoliazioni” nordiste all’indomani di una “Unità d’Italia”, che fu l’Eden per i “conquistatori” oggi “opinionisti” a senso unico come il direttore bergamasco Feltri. Per favore, però, non mi dite che un Napoletano sarebbe più felice a Bergamo, solo perché i servizi pubblici funzionano meglio! Con tutto il rispetto e l’ammirazione per quella bella città, i cui cittadini “pagarono” un tributo ingiusto e nefasto al primo Covid, preferisco il “mio” azzurro del mare e del cielo, più terso degli altri, magari perché non ci sono più l’Italsider o gli insediamenti petroliferi della zona Est di Napoli, ma mi mettono allegria, senza i segni del colore triste del grigio, ancora appellato “fumo di Londra”, ricordando una bella città e storica capitale d’Europa, dove trascorro volentieri una settimana, ma non più di tanto! 

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