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L'opinione
20 Dicembre 2024 - 11:31
Gennaro Sangiuliano
L’opinione pubblica è ormai vaccinata contro quell’aberrante fenomeno di “character assination” purtroppo molto in voga nel nostro Paese e meglio noto come circuito mediatico-giudiziario: lo sputtanamento dell’indagato a mezzo stampa allo scopo di infiacchirne la volontà di resistenza per abbatterlo più facilmente. Una nuova forma di tortura in grado di arrecare danni devastanti non solo al malcapitato di turno ma anche alla sua famiglia. Fino a ieri credevamo che questo squallido sistema fosse in uso esclusivo di tribunali, procure e studi legali. Ci sbagliavamo: ad utilizzare il circuito mediatico per finalità che hanno a che fare più con regolamenti di conto interni che con le esigenze dell’informazione è anche qualche insospettabile Ministero, tipo quello della Cultura, trasformatosi da qualche tempo in una sorta di saloon da Far West. Lo sta sperimentando a sue spese la direttrice dell'Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino, che lo dirige magnificamente da oltre cinque anni. Non è questa la sede per tesserne le lodi. D’altra parte chi segue da vicino l’attività dell’Archivio di Stato della nostra città conosce fin troppo bene la cura e l’impegno che la Carrino profonde quotidianamente nell’espletare il proprio ruolo. Tra qualche mese, tuttavia, la bravissima direttrice dovrà lasciare l’incarico per scadenza del mandato. E poiché sotto la sua guida l’Archivio di Stato ha ottenuto risultati mai raggiunti prima, la Carrino potrebbe aspirare a ricoprire ruoli ancor più prestigiosi presso le istituzioni culturali presenti nella Capitale del Sud, a cominciare dai suoi musei. Abbiamo scritto “potrebbe”. E sì, mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo. E non certo per il curriculum della Carrino, che, anzi, pesa e conta, ma per i poco rigeneranti “massaggi” politicomediatici che da settimane la stessa subendo con la complicità di alti dirigenti del suo stesso Ministero. Succede, purtroppo. Tanto più che la Carrino un “difetto” ce l’ha: non è una cortigiana e non si aggrappa a cordate interne a scopo scalata. Lavora sodo e bene, contando esclusivamente sui risultati raggiunti. Proprio quelli che non piacciono ai carrieristi di professione. E allora meglio montare una campagna scandalistica sulla concessione, uso matrimonio, di alcune sale dell'Archivio così come da anni avviene in tante altre realtà culturali. Tutto, ovviamente, fatto come Dio comanda e la legge dispone. Ma non basta: e così fioccano le interrogazioni parlamentari del Borrelli di turno o i comunicati al curaro targati Cgil, sindacato da sempre ostile alla Carrino. E la gogna monta nonostante dalle indiscrezioni relative al rapporto stilato dagli ispettori romani inviati dal Ministero trapeli che nessun danno ai preziosi volumi colà conservati ha prodotto la cena nuziale. Tutto finito? Macché: i solerti ispettori - sempre stando alle indiscrezioni di stampa - pare abbiano avuto da ridire su aspetti decisamente minori, i soliti dettagli in cui spesso si annida il demonio. A loro del resto basta spruzzare un po’ di fango per mettere ko la brava dirigente. Dopotutto, si fa così anche in politica. Specie quando il bersaglio, proprio come la nostra Direttrice, non fa parte né di lobby né di logge. Ciò nonostante, fossimo nei panni dei suoi detrattori non saremmo tanto tranquilli circa il buon esito della squallida manovra ordita ai danni della Carrino. La Napoli della Cultura, infatti, sta con lei.
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