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l'analisi
23 Dicembre 2024 - 08:45
Vladimir Putin
Ora che la guerra in Ucraina sta avviandosi verso il suo esito e le soluzioni possibili s’assottigliano sempre più chiaramente nel senso che la forza preponderante fa valere le sue obbliganti ragioni, è possibile azzardare qualche valutazione più concludente?
Che cioè non faccia prevalere le ragioni della retorica, alimentate dai buoni sentimenti e permetta di considerare la realtà per quel che vale, secondo le leggi della politica? Non lo so, perché intorno a questa terribile esperienza s’affollano troppe cause, troppe possibili giustificazioni, un’infinità di elementi che hanno concorso a determinarla. A cominciare dal fatto, che essa va dimensionata per quel che è.
«Nei cinquemilaseicento anni di storia scritta – c’informa James Hillman, originalissimo psicanalista di ascendenza ebraica e junghiana, tra le menti più intuitive dello scorso secolo – sono registrate quattordicimilaseicento guerre, una media di due o tre per ogni anno di storia umana».
Dato ovviamente per difetto. Un’asserzione che naturalmente non è posta lì per amor di statistica, ma solo per dire che le guerre, lo spirito belligerante accompagna l’uomo nell’intera sua vicenda, in quanto appartiene al suo essere: ‘essere’, lemma carico quant’altri mai d’enigmaticità, perché ambisce ad affondare nelle nostre radici, in quel che ci costituisce e ci fa quel che siamo, umani.
Umani troppo umani, troppo secondando i nostri difetti ci siamo evoluti: dunque nulla di particolarmente agreable, anzi un’essenza, se tale possiamo dirci, alquanto tossica. Ma tant’è e, consapevoli di ciò, torniamo all’attualità. È possibile fare esperienza da questa orrenda vicenda? Forse sì, forse no, stante la sopra riferita statistica.
Di certo, la semplificazione secondo la quale è stato tutto vano, del tutto vano il resistere alla predominanza della Federazione russa nella guerra ucraina, sarebbe semplificazione banale. Nulla vanamente si verifica nella Storia e molte cose hanno senso, anche quando nell’immediatezza degli eventi sembrerebbero non averne.
Io non credo che il risultato positivo sia che l’autocrate moscovita non sia riuscito ad appropriarsi dell’intero territorio ucraino. Questo lo diranno gli anni a venire – nemmeno tanti – perché quel condominio, mi sembra alquanto improponibile. E l’affermazione del Putin – tra i più cinici politici della storia umana, ma anche, e forse per questo, tra i più costituiti politici – che dichiara d’attendere le prossime elezioni ucraine per trattare, sembrerebbe alludere a qualcosa.
Al fatto ch’egli conti di conquistare, con le buone ma più con le cattive, il consenso in quella disgraziata Repubblica. E la democrazia, con i suoi singolari meccanismi di legittimazione, si presta a molte flessibilità. Basti considerare gli esiti dei referendum già svolti colà, nei terreni conquistati. Ma lasciamo in disparte questi pronostici che, come tutti i pronostici, non valgono lo spazio digitale (oggi deve dirsi così) che occupano.
E torniamo a quel che di cui può farsi da questa sanguinaria esperienza tesoro. La resistenza all’invasore è stata certamente una scelta necessitata, non certo poteva lasciarsi strada del tutto libera alla forza bruta: qualcosa all’altare del diritto internazionale andava pur immolata.
Ma quell’altare è assai pericolante, non va messo alla prova, altrimenti denuncia la propria inconsistenza. Una precarietà che tutti ben conoscono, tranne forse i cultori accademici della scienza internazionalistica, che cercano d’illudersi, perché fa parte del loro statuto, e così facendo comunque contribuiscono a creare qualcosa, qualcosa che però va mantenuto nella sfera ideale, non va messo alla prova dei fatti.
Ed invero, gli operatori del diritto internazionale – i diplomatici – non credono per nulla a quei principi e tentano sempre d’evitare che vengano messi in atto, perché sanno bene che deludono inesorabilmente. Con una potenza nucleare della forza dispiegante circa 7.500 testate quale la Federazione Russa, bisogna stare attenti a scherzare.
Notizia dell’ultima ora è che potrebbe lanciare nell’etere una potente testata per distruggere una significativa quota del sistema satellitare, attraverso il quale si controlla il Mondo, si spia e si rende noi anche automi di GoogleMap, bussole digitali, stradari che hanno avvilito uno dei primari istinti umani, l’orientamento nel tempo e nello spazio: consentendo a ciascuno di noi di vagare nella terra, con l’illusione di sapersi orientare per ogni dove, mentre nella realtà siamo disorientati ovunque. Dunque, quella minaccia all’etere che il Putin ha fatto abilmente circolare, potrebbe essere addirittura una promessa – come sempre nelle dialettiche della vita.
Se non fosse che un’esplosione nucleare nell’etere, appunto, rilascerebbe nel tempo breve doni non migliori di quelli che vennero fuori dal mitico Vaso di Pandora: i miti greci tanto avevano, e per tempo compreso. Dunque, tornando all’esperienza che può trarsi da questa terribile vicenda – sempre sia vero quel che pronostico, la chiusura imminente del conflitto, almeno di quello affidato alle bombe – è che nel mondo attuale, il mondo troppo umano creato dalle scoperte scientifiche e dall’illusione, sempre più delusione, del progresso, è inutile continuare a scherzare con i principi astratti e con i valori delle anime belle.
Gli uomini nella loro gran maggioranza sono tutt’affatto lontani da siffatta beltà, sono esseri aggressivi accumulatori insulsi di risorse, narcisi irredimibili, esibizionisti al limite della patologia psichiatrica.
Psichiatria dalla quale questo articolo ha preso l’avvio, come non deve sorprendere parlando di bellicosità e d’umanità. Se la politica fosse stata gestita da persone all’altezza – all’altezza del valutare i rapporti di forze, che son tutto nella politica, arte della prepotenza consapevolmente controllata – forse non sarebbe morto inutilmente un milioncino di persone: ed il diminutivo questa volta ironizza, forse immoralmente, sull’immane tragedia umana. Sarebbe bastato creare delle assicurazioni, consentire delle influenze. Ma così non è stato e questo la dice sulle élites che governano il mondo. Incompetenti, banali o spietate.
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