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Giorgia Meloni, il Mezzogiorno e l’importanza di una scadenza

La Premier dimostra di voler gestire la delega per il Sud nella pienezza delle funzioni

Meloni: risorse solo su quello che è importante

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla riunione della cabina di regia della Zes Unica Sud, ha fissato una scadenza per il breve termine: 15 gennaio 2025. Entro quella data le amministrazioni di ogni ministero dovranno inviare alla Presidenza una puntuale ricognizione di interventi e investimenti in atto nel Sud. Un invito in tal senso è stato rivolto anche ai Presidenti delle Regioni meridionali. L’obiettivo è di monitorare l’efficacia dell’impatto che le risorse finanziate con i vari strumenti disponibili stanno avendo sul Mezzogiorno.

Con questa decisione, la Premier dimostra di voler gestire la delega per il Sud nella pienezza delle funzioni, rispondendo alle preoccupazioni di chi temeva che l’accentrarsi delle competenze per il Mezzogiorno presso la Presidenza del Consiglio significasse minore tempo dedicato alla questione meridionale. Giorgia Meloni ha anzi ribadito, nel corso della riunione, che il Mezzogiorno dovrà essere il motore produttivo del Paese. Partire dalla ricognizione dei risultati parziali ottenuti, magari per correggere il tiro di qualche strumento perfezionabile, appare scelta buona e giusta. Se, infatti, non vi è dubbio che alcune iniziative, come la stessa costituzione di una Zona speciale unica per il Mezzogiorno, stanno avendo dei ritorni tangibili, è fondamentale capire quanta differenza, se c’è, si registra rispetto al passato.

Se, dunque, si stia davvero innestando un meccanismo virtuoso volto a ridurre il gap tra Sud e Centro-Nord, con benefici per l’intera nazione, che può solo trarre vantaggio da una maggiore coesione territoriale. Per fare qualche esempio, va valutato se il totale degli investimenti attivati con la Zes unica sia superiore, e di quanto, rispetto a quelli realizzati con il precedente strumento del credito d’imposta, che prescindeva dalle otto Zes inizialmente costituite. Bisogna inoltre analizzare la tipologia di investimenti finora attivati, grazie agli incentivi, fiscali e di semplificazione burocratica, correlati all’operare nella Zes unica. Al riguardo, va considerata l’importanza che, accanto al sostegno delle piccole imprese, il pacchetto di benefici e condizioni attrattive configurato valga a promuovere investimenti di notevole rilevanza, che abbiano incidenza strutturale per l’estensione del tessuto produttivo e favoriscano la creazione di nuove filiere.

La ricognizione targata Meloni servirà soprattutto per questo genere di indagini, consentendo eventualmente di rimuovere gli ulteriori ostacoli a una crescita duratura dell’economia meridionale.

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