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L'opinione
03 Gennaio 2025 - 09:34
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
All’alba del 2025 è umano coltivare tante speranze, personali e collettive. La pace e una maggiore equità restano tra le aspettative principali. Nel rispetto delle sempre apprezzabili direttrici ricavabili dal messaggio del Presidente Mattarella, è opportuno auspicare che l’anno nuovo segni una svolta anche per il Mezzogiorno.
La questione meridionale è tornata centrale con l'attuale governo. La Zes Sud, l’impegno per il Pnrr, l’attenzione al coordinamento delle risorse per la coesione sono alcuni tasselli di un mosaico che, peraltro, va ancora completato. La Presidente Meloni ha più volte dichiarato che il Sud deve essere il nuovo motore produttivo nazionale.
Questo grande rilancio richiede però politiche coerenti. In tal senso, ad esempio, è giusto realizzare un'opera imponente come il Ponte sullo Stretto, lo è molto meno finanziarla con fondi coesione che avrebbero potuto essere utilizzati per altri interventi nel Sud. L'augurio è che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, comprendano che non è logico finanziare le infrastrutture del Nord con risorse originate dalla fiscalità generale e, al contrario, ricorrere sempre a fondi aggiuntivi per realizzare le opere nel Mezzogiorno.
Se si vuole colmare il divario, soprattutto, bisogna decidersi a considerare i fondi Ue, quelli coesione e le risorse Pnrr come aggiuntivi, appunto, e non sostitutivi di quelli ordinari. Se ci sarà questo cambiamento il gap si ridurrà di certo, e anche con relativa rapidità. Lo dimostrano le recenti performance fatte registrare dall'economia e dalle imprese operanti del Sud, non appena si è ripresa una politica di incentivazione degli investimenti in Italia e nel Mezzogiorno.
Per raggiungere l’obiettivo, tuttavia, bisogna prefiggersi di allargare la base produttiva meridionale. Sotto questo profilo, la limitazione della proroga della decontribuzione solo a imprese di piccola o media dimensione potrebbe essere un freno. La costruzione di condizioni di attrattività per nuovi insediamenti nel Sud deve servire a calamitare nell’area anche grandi investimenti esogeni.
Non per costruire capitali nel deserto, ma se mai per facilitare, intorno a dei top player, filiere produttive che irrobustiscano il tessuto dell’impresa meridionale, aumentando pil e reddito pro capite. È la strada maestra per abbattere l’anomalo tasso di disoccupazione del Sud, creando opportunità per tanti giovani e donne e arginando una migrazione intellettuale che ha danneggiato non poco le prospettive di rilancio del Mezzogiorno negli ultimi decenni.
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