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L'analisi
04 Gennaio 2025 - 10:09
Papa Francesco
Non è la prima volta che Papa Francesco lascia l’umanità stupita, senza parole. Come non è la prima volta che il Pontefice lancia un j’accuse di straordinaria potenza. Solo che ora la portata delle sue dichiarazioni è andata ancora oltre, è volata là dove alcune autorità del nostro Paese non avrebbero mai voluto che arrivasse.
Qual è infatti l’autentico significato della frase che Bergoglio ha detto ai giornalisti dopo aver aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia? Cosa ha voluto esprimere realmente con quel “in carcere ci stanno i pesci piccoli, quelli grossi sono fuori”? Qui non c’è solo lo sguardo sacramentale allungato sui poveri cristi finiti dietro le sbarre, non c’è solo un donare speranza di redenzione a quella moltitudine reclusa, mesta, rassegnata.
No. Dobbiamo domandarci chi ha la responsabilità del fatto che mentre migliaia di poveri disgraziati vivono stipati in celle di pochi metri, “i pesci grossi” restano a casa loro, negli uffici altolocati, sulle poltrone dorate, chiediamoci perché regolarmente la fanno franca, perché nessuno li prenderà mai. Peggio, nessuno li cercherà, nessuno applicherà la giustizia, almeno quella umana, nessuno li condurrà ad espiare colpe ben più esiziali per la povera gente, per il Paese, talvolta per l’intera umanità.
Dopo le parole del Papa, è lecito chiedersi dov’erano coloro che dovevano fermarli quando i pesci grossi continuavano indisturbati a mietere vittime, tronfi della propria impunità, dov’è oggi quel vertice di togati che non ha perseguito gli intoccabili, mentre continua ad affannarsi per difendere i propri privilegi. Intendiamoci, è la maggioranza silenziosa dei magistrati, di quelli senza potere, che ogni giorno porta avanti la macchina giudiziaria, questo lo sappiamo.
Eppure non smettono di risuonare dinanzi agli occhi del mondo intero le parole del papa sui pesci grossi che restano fuori, lontani dalle celle di Rebibbia e di qualsiasi altro carcere italiano. Ma c’è ancora di più: per chi non avesse ancora colto il significato profondo, quasi evangelico delle sua affermazioni, parlando con i detenuti Papa Francesco ha aggiunto un altro monito solenne: “Qui dentro potrei esserci io al posto vostro”.
Non può sfuggire il riferimento alla mostruosità degli errori giudiziari. Così come non sfuggirà d’ora in poi il messaggio cristiano del Papa sulla Giustizia: quella giustizia che, insieme all’amore, è il sale del Vangelo. Il più sentito auspicio per il nuovo anno è allora che queste parole di Francesco possano diventare la pietra angolare per il rinnovamento, quello vero, del potere giudiziario in Italia.
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