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Sud hub energetico? Sì, ma a pro di chi?

In pochi anni l’Italia ha azzerato la dipendenza dal gas russo, che prima del conflitto con l’Ucraina era pari a circa il 40%

Sud hub energetico? Sì, ma a pro di chi?

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin

In pochi anni l’Italia ha azzerato la dipendenza dal gas russo, che prima del conflitto con l’Ucraina era pari a circa il 40%. In buona parte il fabbisogno è stato assicurato con nuove forniture da Algeria e Libia. Il gas arriva a Mazara del Vallo e Gela, in Sicilia.

Giunge inoltre nel leccese, a Melendugno, tramite il Tap che lo collega al Mar Caspio dell’Azerbaijan. Le importazioni di gas italiane sono state per oltre la metà assicurate attraverso le regioni meridionali. Ma il Sud può fare di più. Già attualmente, circa la metà della produzione nazionale di gas, per un equivalente di 1,5 miliardi di metri cubi, viene effettuata tra Basilicata e Sicilia. Considerando che il consumo è di 61 miliardi, si tratta di un apporto modesto.

Può tuttavia crescere trivellando il suolo meridionale, superando le resistenze di chi finora si è opposto per motivazioni legate all’impatto ambientale. Il Piano Mattei, inoltre, prevede che il Mezzogiorno diventi il centro di smistamento dell’energia verso realtà produttive del Nord Italia e dell’Europa centrale, come ha ricordato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Il Sud sarà hub strategico, in futuro, anche per l’import, la produzione e l’esportazione di idrogeno. Fatta salva la necessità di tutelare persone e cose da possibili inquinamenti del territorio, non vi sono ragioni per impedire che questo corso si concretizzi. Per restare al gas, basta pensare al risparmio che deriverebbe all’Italia da una produzione nazionale nettamente superiore: una cifra vicina almeno ai 7-10 miliardi.

Non si può tuttavia trascurare il fatto che il ritorno economico per il Meridione, alla luce di quanto già accaduto, appare limitato. L’effetto originato dalle forniture africane alternative al gas russo è stato vicino allo zero. Di fronte alla richiesta di un maggiore apporto del Meridione, viene da chiedersi, pragmaticamente: d’accordo, ma in cambio di cosa? L’unica risposta accettabile è che il Sud diventi il nuovo motore produttivo del Paese.

La politica economica e di sviluppo industriale nazionale deve puntare sul Mezzogiorno, come priorità assoluta. Non basta creare la Zes unica, se gli investimenti produttivi realizzati risultano inferiori a quelli pre-covid. L’auspicio è che l’attuale Governo, sollecitato dalla ferma volontà del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, indirizzi strategie e scelte verso il Sud. Il Centro-Nord potrà beneficiare delle ricadute di una crescita esponenziale del pil meridionale, oltre che di un surplus di gas e altre fonti energetiche. 

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