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Il nuovo Codice della strada e il cinismo della sinistra

È inquietante cogliere la totale indifferenza rispetto all’obiettivo principale e dichiarato del nuovo impianto normativo: salvare vite umane

Il nuovo Codice della strada e il cinismo della sinistra

Lo dico subito: sono amareggiato, prima di tutto come cittadino, nel registrare l’ipocrisia e il cinismo che stanno accompagnando un evento importante come l’entrata in vigore, dallo scorso 14 dicembre, del nuovo Codice della strada voluto fortemente dal ministro e vicepremier Matteo Salvini.

Soprattutto è inquietante cogliere la totale indifferenza rispetto all’obiettivo principale e dichiarato del nuovo impianto normativo: salvare vite umane. A chi sta sollevando tante polemiche, tralasciando ogni profilo sulla strumentalità di censure che paiono costruite più per colpire un avversario politico che a guardare al merito delle cose, mi sento di proporre unicamente una profonda riflessione sui numeri drammatici che, soltanto nell’anno appena trascorso, si sono registrati sulle strade italiane: nel 2024 sono morte 11 persone al giorno, un bollettino nero a cui si aggiungono quasi 250.000 feriti, molti dei quali hanno visto la propria esistenza distrutta.

Praticamene una guerra non dichiarata, a fronte della quale un intervento complessivo di riordino e adeguamento normativo della materia, per garantire maggiore sicurezza sulle strade e provare a fermare una strage, non dovrebbe essere letto diversamente da una battaglia di civiltà, che riguarda ognuno di noi, e da combattere insieme, al di là del colore politico o dell’appartenenza.

E questo se non altro perché, dietro statistiche e freddi numeri, ci sono donne e uomini, storie di dolore e di sofferenza, non solo delle vittime ma anche di chi in un incidente ha perso un familiare, un amico, una persona cara: drammi che dovrebbero imporre sempre massimo rispetto, solidarietà, condivisione e umanità. E invece tutto questo viene messo da parte per alimentare una polemica di parte che - dietro rituali accuse di benaltrismo (il solito: “ci vorrebbe ben altro…”) - rivela solo insensibilità, se non addirittura una cinica speculazione politica.

È il caso di chi, davanti a norme stringenti e a pene più severe per coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti o bevono più del consentito prima di mettersi alla guida, si ostina a speculare - per giunta diffondendo false notizie o dimostrando di non conoscere la legge - perfino sui tempi e le modalità dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine, fino ad arrivare a giustificare potenziali criminali della strada in nome di un inesistente principio di difesa della libertà personale!

Certo, ognuno può fare della sua vita ciò che vuole, curarsi o meno della propria salute e della propria incolumità. Ma questa libertà si arresta di fronte all’incolumità e alla tutela della vita altrui. Io - e con me credo chiunque abbia rispetto per gli altri - non ho esitazioni su quale sia la prospettiva giusta e la scala di priorità da tutelare di fronte a coloro che rappresentano un pericolo per chi sta attraversando la strada o procede tranquillamente a bordo della propria auto o della propria moto e, all’improvviso, si vede piombare addosso un veicolo lanciato a tutta velocità, magari perché chi lo conduce è in uno stato di alterazione fisica o mentale oppure sta parlando al cellulare o è lanciato in qualche challenge demenziale.

Chi la pensa diversamente - mi si consenta la provocazione - dovrebbe andare a spiegarlo ad un genitore che ha perso un figlio oppure a chi passerà il resto della propria esistenza facendo i conti con lesioni irreversibili provocate da un balordo. Quante volte, incontrando le associazioni delle vittime della strada, abbiamo raccolto la testimonianza dolorosa di mamme e papà che, oltre a ricordare i loro cari, con coraggio e grande senso di civiltà e di comunità portano avanti un’azione di sensibilizzazione quotidiana perché queste tragedie non si ripetano più.

Abbiamo incrociato il loro sguardo, ascoltato le loro storie e da sempre siamo al loro fianco. Lo faremo anche nelle prossime settimane, nella sede del Consiglio regionale della Campania, dove stiamo organizzando un convegno pubblico in cui torneremo ad affrontare il tema della sicurezza sulle strade e discuteremo anche su quanto si può fare, di più e meglio, in termini di prevenzione, e anche sul contributo che ciascuno è chiamato a dare.

Mi piacerebbe ancora di più che coloro che criticano l’inasprimento delle sanzioni e delle pene (peraltro esclusivamente nei confronti di chi vìola certe regole) partecipasse all’incontro e guardasse negli occhi i familiari delle vittime. Chissà, magari potrebbe cambiare idea.

Allo stesso modo, rivolgo l’invito a coloro che negano l’evidenza. A chi, in questi giorni, è arrivato perfino a confutare i dati diffusi dalle forze dell’ordine che hanno certificato la significativa riduzione degli incidenti stradali e dei feriti, per esempio nella notte di Capodanno 2025, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (- 21%).

Numeri ufficiali che dimostrano come la maggiore presenza di poliziotti, carabinieri e di tutti gli uomini dello Stato impegnati nei controlli, ulteriormente potenziati, insieme alle nuove norme del decreto sicurezza stradale e alle modifiche al Codice della strada, stiano già iniziando a dare i primi, confortanti, risultati.

Tutto ciò, al di là delle false notizie che pure certa stampa - evidentemente troppo schierata a sinistra - continua a diffondere su novità che non esistono, su nuovi limiti al consumo di alcol o proprio sui dati degli incidenti. E soprattutto sulla cavillosa contestazione in ordine alla presunta intempestività della comunicazione delle statistiche sul numero degli incidenti, come se la questione di fondo fosse questa e non la vita delle persone in sé, ottenuta anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Naturalmente lo straordinario impegno del Governo nazionale e la riforma di Matteo Salvini - che certo rappresenta, in termini di buonsenso e per le misure messe in campo, una risposta, per giunta invocata da decenni, per compiere il necessario cambio di passo - da soli non possono bastare.

Per questo c’è bisogno che anche tutti gli altri livelli istituzionali, a cominciare da quelli locali e ancora di più nel Nostro Posto - dove è incontestabile l’inazione amministrativa pure su questo versante - facciano la loro parte per rendere le nostre strade più sicure. Senza dimenticare il fattore principale, che deve partire dalla coscienza di ognuno di noi quando ci mettiamo alla guida e affrontiamo la strada: il valore dell’attenzione e del rispetto della vita, altrui prima di tutto. 

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