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La riflessione
11 Gennaio 2025 - 11:17
Cecilia Sala
I venti giorni di prigionia di Cecilia Sala hanno composto un vocabolario di buone parole. Una storia che racconta l’Amore nella sua dimensione familiare, primordiale espressione della nostra comunità umana. La Bellezza di quei due occhi profondi che scavano il mondo per raccontarlo e consentire la conoscenza. Il Coraggio mai dovuto succedere quanto è accaduto. La guerra è invece iniziata per colpa di Joe Biden. Ora molte città (e vite) sono state distrutte. E la guerra può degenerare”. Questo mentre in Germania, a Ramstein, il Gruppo di contatto - i 28 rappresentanti dei Paesi che sostengono il regime di Kiev – era riunito a consulto. Risultato altri 500 milioni di dollari al regime di Kiev, presumibilmente sotto forma di armi, in prevalenza o in toto di armamenti, e sempre con un occhio al business della futura ricostruzione. L’annuncio di Trump mentre Volodymyr Zelensky – soliti panni militari ma non da combattimento - sbarcava in Italia per incontrare premier e capo di Stato. Baci, abbracci e foto con Giorgia Meloni, che quadra sorprendentemente il cerchio tra Washington, Bruxelles, Kiev e Roma. Idem, con maggiore formale compostezza, al Quirinale. L’annuncio di Trump mentre si svolgeva, sempre a Roma, la riunione cosiddetta del “Quintetto”, un consulto tra i ministri degli Esteri di Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania e Italia. “Per fare il punto sulla Siria”, ha spiegato Antonio Tajani, che ieri è stato in missione a Damasco. Con l’annuncio di Trump, che si insedierà alla presidenza tra nove giorni, si è aperta la grande stagione del negoziato Est-Ovest, con la diplomazia internazionale all’opera a predisporne, seguirne e possibilmente prevederne le mosse. Ma in realtà la ’ouverture’ aveva caratterizzato la precedente conferenza stampa di Trump. Mentre l’Italia era in giubilo per il successo del primo atto di uno scambio di prigioniericon l’Iran, passava purtroppo inosservata la parte più importante delle sue dichiarazioni, nella quale ha ribadito e chiarito la sua posizione sul conflitto che dilania l’Europa e l’Occidente. Posizione che ribalta quella, a dir poco nefasta, del suo successore e adesso predecessore alla Casa Bianca, perché ha reso arduo il recupero della Russia nella “casa comune europea” e di ricomposizione dell’Occidente euroatlantico con l’Occidente euroasiatico. In un momento che davvero può definirsi storico: alla vigilia della conquista e dello sfruttamento delle ultime sostanze – a cominciare dalle cosiddette ‘terre rare’ e minerali di consimili rarità e importanza - che la Terra, cui è stato succhiato il sangue, può ancora offrire agli umani. Prima che essi siano costretti a cercarle nello spazio e forse recuperare da altri pianeti. Il conflitto in Ucraina ha, infatti, spinto Mosca nelle braccia di Pechino proprio quando il riscaldamento climatico apre le vie marine dell’Artico e scioglie il muro di ghiaccio che ne protegge i tesori. E mentre dall’Africa all’America Latina e al canale di Panama dilaga l’imperialismo commerciale della Cina che s’accompagna a un frenetico riarmo. Significativa la risposta circa una potenziale garanzia di sicurezza statunitense all’Ucraina paragonabile a quellafrancese e tedesca prospettata in caso di cessate il fuoco e armistizio con Mosca. Trump ha sottolineato d’essere consapevole anche delle ragioni del Cremlino: ”Una parte importante del problema è consistita nel fatto che la Russia molto, ma molto prima (della presidenza) di Putin ha sostenuto che l’Ucraina non doveva essere coinvolta nella Nato. Ora si dice che ciò è stato scritto sulla pietra. A un certo punto (dei negoziati tra Kiev e Mosca) il presidente Biden ha invece detto: ‘No, l’Ucraina deve poter entrare nella Nato’. E la Russia si è trovata con qualcuno (ostile) alla porta di casa. Posso capire il risentimento dei russi al riguardo. In quella trattativa vennero commessi molti errori. E quando ho osservato come Biden le guidava, ho lanciato un avvertimento: così facendo finirete con lo scatenare una guerra. E’ stata ed è una guerra molto brutta. Potrebbe avere una escalation più distruttiva, divenire molto peggiore di quanto lo sia attualmente. Può degenerare.Russi e ucraini avevano (durante le trattative) raggiunto un accordo che poteva rivelarsi soddisfacente per tutti. Ma Biden affermò: ‘No, voi ucraini dovete poter entrare nella Nato’. Conosco bene queste cose, nessuno è informato meglio di me sulla Nato”. Ha poi affrontato la questione dei rapporti nell’Alleanza Atlantica e dei suoi costi da ripartire. Ed è cronaca riportata. Ma forse vale la pena ricordare le parole di Trump. “Il segretario generale della Nato – ha dichiarato Trump - mi ha confermato il mese scorso che l’Alleanza è sopravvissuta grazie a me, che ho posto sul tappeto il problema di 21 Stati su 28 che pagavano nulla o pochissimo. Ho chiarito che se non pagavano non potevano più essere protetti. E così sono riuscito a far affluire (nelle casse dell’Alleanza) 680 miliardi di dollari che hanno rilanciato la Nato. Prima di me avrebbero potuto dirlo Bush, o Obama, o Biden. Ma nessuno l’ha fatto. Mi sono piovuti addosso forti biasimi. Hanno definito ‘minacciose’ le mie critiche. Ma così ho in un certo senso salvato la Nato”. Da tener presente la postilla, ch’è tutto un programma: “Ora, però, gli alleati si stanno profittando di noi”. Trump torna alle origini del conflitto in vista del tentativo di aggredirne le cause. La Nato non avrebbe dovuto avanzare nelle repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Circa trentacinque anni fa, il segretario di Stato Usa, James Baker, s’era impegnato a nome dell’Occidente con Mikhail Gorbaciov – che scioglieva il Patto di Varsavia - a non far avanzare la Nato. In seguito, nonostante i bombardamenti e lo smembramento della Serbia, amputata del Kossovo sua culla storica, ci fu Pratica di Mare e la Russia nell’anticamera dell’Alleanza Atlantica. Poi una ostilitàcrescente, patrocinata dai Neocon e dal complesso militar-industriale americani, che mirava allo smembramento della Federazione russa. Fino alla rivolta e alla defenestrazione, a cavallo del 2014, del presidente ucraino democraticamente eletto, Viktor Yanukovich, cui seguì la reazione russa con l’occupazione della Crimea e la rivolta dei russofoni del Donbass. Kiev scatenò la repressione nelle regioni russofone, tradì poi gli Accordi di Minsk, utilizzati per prender tempo e meglio armarsi. Infine, il voltafaccia di Volodymyr Zelensky, eletto a valanga per la sua promessa di pacificazione ma spinto da Biden e dal premier britannico Boris Johnson a rifiutare sia le intese raggiunte nelle trattative, sia i progetti di pace predisposti da governi equidistanti (basti ricordare, tra gli altri, il piano del premier israeliano Raftali Bennet, approvato da Putin e prima accettato ma poi rifiutato da Zelensky). Il risultato è sotto i nostri occhi. L’hanno descritto e illustrato in molti, con gran precisione e dati, da Robert Kennedy a Jeffrey Sachs e a Ted Snider su ‘The American Conservative’, per citare tre nomi. L’ha ben sintetizzato un libertario di destra, l’ex senatore RonPaul: “Tutti quei miliardi di dollari stanziati per Kiev, le centinaia e centinaia di miliardi di dollari inviati dagli Stati Uniti e dai loro alleati, e gli altri miliardi di dollari aggiuntivi, servono solo a garantire che gli ucraini continuino a morire in una guerra contro la Russia impossibile da vincere e che i Neocon continuino a spingerci verso un conflitto con Russia e Cina. L’enorme potere del partito della guerra si alimenta con i conflitti.Per il partito della guerra l’Ucraina è stata una vittoria totale”
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