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Lettera ai lettori

Più luci che ombre sul governo Meloni

L'intervento di Pietro Lignola sulle mosse del Governo

Più luci che ombre sul governo Meloni

La premier Giorgia Meloni

Cari amici lettori, due sono i fatti importanti di quest’ultima settimana: la liberazione della giornalista Cecilia Sala e la partenza dell’iter legislativo per la separazione delle carriere. Il primo fatto rappresenta un grande successo di Giorgia Meloni (nonché di diplomazia e servizi segreti italiani), soprattutto per la inimmaginata velocità con cui il successo è stato raggiunto. Non c’è dubbio che il rapidissimo viaggio di Giorgia in U.S.A, inizialmente dileggiato dalla sinistra come un selfie (ma poi apprezzato da tutti i leader pensanti dell’opposizione), sia stato determinante. Lo dimostra il fatto che anche l’iraniano è stato liberato. Ciò è stato possibile per la mancata insistenza degli americani sull’estradizione e per l’intervento del governo italiano che, ignorando l’opposizione della magistratura, ha deciso la liberazione. In tal modo l’Iran, tranquillizzato dalle anticipazioni segrete, ha liberato la giornalista italiana senza nemmeno precisare imputazioni che spiegassero i ventuno giorni di detenzione. Cecilia Sala non è l’unico italiano detenuto all’estero di cui il governo Meloni ha ottenuto il rimpatrio. La Sala, però, è rientrata con l’aereo ufficiale e all’arrivo, dopo i suoi familiari, ha incontrato anche il capo del Governo. Viceversa Patrick Zaki, graziato e liberato dall’Egitto dopo tre anni trascorsi in carcere, sempre per intervento di Giorgia (quella volta presso Al Sissi), rifiutò l’aereo e l’incontro. Egli, che non era nemmeno italiano e non parla la nostra lingua, milita oranella sinistra, che non era riuscita a ottenere la sua liberazione quando era al governo. Del resto, l’opinione internazionale ritiene Giorgia il più autorevole leader europeo e addirittura la “donna” (secondo qualcuno l’uomo) dell’anno”. Il governo da lei guidato, anche se disprezzato dall’opposizione, comprende un ministro Giorgetti, da alcuni ritenuto il miglior governante in materia di economia, nonché altri ministri di valore come Nordio, che proprio ora ha messo in moto l’iter legislativo sulla separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e requirenti. Io sono stato sempre favorevole a questa separazione, tanto che, negli anni novanta, organizzai a Castecapuano un dibattito sull’argomento, che riuscì bene anche se boicottato dai colleghi magistrati in diverse maniere. Mi è sempre sembrato pericoloso per la serenità dal giudizio che nel collegio giudicante vi fossero magistrati abituati all’accusa ed ancor più allarmante che a tali accusatori fosse affidato il giudizio sulle indagini preliminari. Un altro fatto inopportuno mi sembra che i requirenti, forse meno impegnati nel lavoro, siano ì più attivi nelle correnti e costituiscano quindi, benché modesta minoranza nei ruoli, la maggioranza nella dirigenza associativa e nella rappresentanza dei magistrati in Consiglio Superiore. La riforma Nordio non è certo perfetta e non può risolvere tutti i gravi problemi attuali della giustizia. Essa è tuttavia perfezionabile in corso di approvazione e costituisce, comunque, un enorme miglioramento rispetto alla situazione attuale. Fatto per nulla trascurabile è la sempre minore fiducia dei cittadini nella Giustizia. Da un recente sondaggio risulta che “Il cinquantaquattro per cento degli elettori ritiene che “Una parte della magistratura è politicizzata e utilizza inchieste e processi per raggiungere degli obiettivi politici”. Tale maggioranza comprende persino il ventuno per cento di coloro che votano il P.D., mentre il settantacinque per cento dei “dem” costituisce la larga maggioranza di quel quarantatré per cento che continua a credere nell’indipendenza della magistratura. Spero di vivere abbastanza per vedere questa riforma approvata e valutarne le prime conseguenze. Mi piacerebbe che fra queste vi fosse un esodo parziale dei magistrati rossi analogo a quello a quello attuato dai giornalisti rossi dalla Rai. 

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