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l'opinione
16 Gennaio 2025 - 10:54
Dal 2010 ai nostri tempi la produttività del lavoro italiano è aumentata in media ogni anno di circa lo 0,5%. Molto meglio hanno fatto Francia (1%), Usa (1,3%) e Germania (1,5%). Le cose non sono migliorate neppure nell’ultimo periodo, recenti dati Istat dicono che nel 2023 la produttività è addirittura diminuita del 2,5%. Le cifre sono sempre importanti, ma vanno interpretate. Cosa significa che il lavoro è meno produttivo? Non di certo che, da un anno all’altro, impegno e creatività di chi è occupato abbia fatto registrare una crisi collettiva, in termini di minori motivazioni e maggiore indolenza.
La ragione vera, a prescindere da qualche elemento incidentale che possa rallentare la produttività in questo o in quell’anno in particolare, sta in un deficit di investimenti. Se le imprese, e lo Stato per la sua parte, spendono meno per l’innovazione rispetto ad altri Paesi, a risentirne è in primo luogo la produttività. Minore efficienza tecnologica determina minore apporto anche dei singoli occupati. I dati sull’occupazione italiana sono, tuttavia, in crescita. Il tasso di occupazione non è stato mai così elevato, anche se resta inferiore alla media europea e, nel Mezzogiorno, continua a essere molto basso. Non si tratta di un enigma di difficile soluzione.
È sufficiente, per spiegarlo, ricordare che i salari italiani sono nettamente al di sotto degli standard di altre nazioni occidentali. Con il risultato che i lavoratori più qualificati, soprattutto tra i giovani, tendono o a trasferirsi da Sud a Nord oppure a cercare chance più allettanti fuori dei confini della Penisola. Si tratta di un circolo vizioso dal quale è necessario uscire, ed è proprio per questo fondamentale che le risorse aggiuntive disponibili con il Pnrr siano bene utilizzate. Sia per consolidare (al Sud, per la gran parte) la dotazione di infrastrutture e implementare la fornitura di servizi ai cittadini e alle imprese, sia per promuovere, con strumenti di politica industriale, una più ampia e tecnologicamente avanzata presenza produttiva. Anche qui, soprattutto al Sud, dove vi sono margini potenziali notevolissimi di crescita. Una cosa è certa. Investire per innovare è l’unica strategia per rilanciare i livelli di produttività italiana. In questo senso, la carta Mezzogiorno può risultare vincente, anche per le tante condizioni di scenario che favoriscono potenzialmente l’attivazione di politiche di sviluppo per l’area, con effetti benefici per tutto lo Stivale.
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