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Lavoro al Sud e immigrati contro la crisi demografica

Le previsioni Bankitalia indicano che alla data del 2040 i lavoratori italiani diminuiranno complessivamente di 6 milioni di unità

Lavoro al Sud e immigrati contro la crisi demografica

Le previsioni Bankitalia indicano che, nel giro di appena quindici anni, ovvero alla data del 2040, i lavoratori italiani diminuiranno complessivamente di 6 milioni di unità. Un’ecatombe, che comporterà una marcata flessione del prodotto interno lordo. Per quanto si voglia infatti parlare di crescita senza lavoro e di incidenze relative maggiori della componente capitale, finanziaria e tecnologica, dagli occupati fisicamente intesi, alla nostra epoca, non si può ancora prescindere.

Come cercare, allora, di fronteggiare il fenomeno? Realisticamente, si può pensare di circoscrivere le dimensioni del problema, non di azzerarlo. È troppo poco il tempo disponibile per recuperare i sei milioni in uscita per effetto della crisi demografica. La soluzione ottimale, quella di un’inversione di tendenza dell’attuale andamento negativo delle nascite in Italia, è ipotizzabile (e auspicabile) soltanto nel medio-lungo periodo.

Nel frattempo, si può e si deve agire su due leve importanti. La prima consiste nel ridurre drasticamente il tasso di disoccupazione giovanile e femminile. Il tasso di occupazione nazionale, malgrado il trend positivo delle assunzioni negli ultimi anni, resta molto distante dagli standard medi di Eurozona: 62 contro 75%.

Per cambiare le cose, c’è una sola via: promuovere sviluppo al Sud, visto che nel Centronord i livelli occupazionali sono già vicini alle medie Ue. Per gli adulti maschi fra i 25 e i 34 anni il tasso di occupazione del Nord e del Centro Italia, già attualmente, supera quota 80: rispettivamente 86 e 82%.

È nel Sud che il lavoro, soprattutto per quel che riguarda giovani e donne, resta un obiettivo ai limiti del possibile per centinaia di migliaia di persone. La seconda strada da seguire sta nell'accettare pienamente l'idea che iflussi migratori non devono essere solo arginati.

È indubbio che vi sono arrivi e arrivi, e che le ondate indiscriminate di immigrati che, in certi periodi, si riversano sulle nostre coste, non sono gestibili se non a patto di una comune assunzione di responsabilità da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, Ma è anchevero che molti profili professionali in Italia sono già carenti ora (figuriamoci nel 2040!) e che, per dare risposte alle imprese, occorre attivare procedure di selezione e formazione di un numero consistente di lavoratori esteri, necessario appunto per contenere la crisi produttiva,oltre che demografica. Meglio prenderne atto, prima che la situazione, da critica, diventi drammatica.

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