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LETTERA DAL PALAZZO
17 Gennaio 2025 - 08:00
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Al termine di un appassionato e appassionante dibattito l’assemblea costituente scelse, per il nostro Paese, la forma della Repubblica parlamentare e non la forma della Repubblica presidenziale. Alle indicazioni emerse da quel dibattito, al quale presero parte tutti gli esponenti politici di maggior rilievo, la tanto vituperata Prima Repubblica si è sostanzialmente attenuta nella convinzione che la Repubblica parlamentare fosse in grado di garantire meglio quella divisione dei poteri che è elemento fondamentale di ogni sistema democratico.
Da qualche tempo, tuttavia, va emergendo nel mondo politico una sorta di evidente insofferenza nei confronti del Parlamento considerato un ostacolo per l’efficienza delle istituzioni e ridotto, di fatto al ruolo mortificante di un “ente pubblico”. Già da qualche tempo, del resto, il potere era nelle mani dei partiti (anch’essi ora in crisi) che imponevano a deputati e senatori di dare attuazione alle loro decisioni.
E chi non si fosse attenuto alle loro volontà avrebbe corso il rischio di essere emarginato e non più inserito nelle liste elettorali. A confermare la tendenza verso il presidenzialismo è l’insistenza con la quale Giorgia Meloni chiede il rafforzamento dei poteri della presidenza del Consiglio che dovrebbe assorbire molte delle competenze della presidenza della Repubblica attualmente detenute da Sergio Mattarella.
Questi, peraltro pur essendo un avversario del presidenzialismo concorre, in qualche misura, a favorirlo. Non può, infatti, non essere letto in questa chiave la sua permanenza al Quirinale per un altro mandato. Mattarella non ha alcuna intenzione, a differenza del suo predecessore Giorgio Napolitano, di lasciare la presidenza della Repubblica. Se dovesse confermare questo proposito, si verrebbe a configurare un mandato presidenziale della durata di quattordici anni non previsto dalla nostra Costituzione come lo stesso Mattarella affermò prima della sua rielezione.
Infatti, come sostenevano gli antichi romani, determinano ogni cosa e sono dunque i fatti come quelli che abbiamo citato, a determinar la modifica dell’assetto costituzionale dato che i parlamentari non sono stati in grado di dar corpo ad una organica riforma sabotando, anzi, quella che era stata messa a punto da Matteo Renzi. Il Parlamento va dunque perdendo ogni potere e ci si chiede se esista ancora. E se non si sia già realizzata la trasformazione del sistema politico italiano.
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