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La riflessione
24 Gennaio 2025 - 09:08
Anselmo d’Aosta in una incisione della prima metà del XVI secolo
Anselmo d’Aosta, esponente di primo piano della cosiddetta Scolastica (da schola), in principio le materie di insegnamento erano quelle del trivio – retorica, grammatica, dialettica - e quelle del quadrivio -aritmetica – geometria – musica ed astronomia. Ma col passare del tempo schola sarà intesa come insegnamento della filosofia.
La Scolastica è una filosofia non intesa come ricerca, ma come disciplina che spiega una verità già rivelata da Aristotele e dalla Bibbia. Così la filosofia diventerà Ancilla Theologia. Anselmo riprende Agostino, ma in modo diverso. Anselmo afferma: “credo ut intelligam”, cioè credo per capire.
Invece per Agostino accanto al “credo per capire”c’era il “capire per credere”. Ecco, questa reciprocità viene meno per Anselmo. Il suo“credo per capire” significa che la fede è preminente sulla ragione, perché la fede non sbaglia, mentre laragione può sbagliare. Ci troviamo nell’anno 1076 quando Anselmo d’Aosta,teologo e filosofo, nonché arcivescovo di Canterbury,scrisse il “Monologion”, un soliloquio che rappresenta la prima prova dell’esistenza di Dio. L’abate Anselmo loscrisse per i suoi monaci benedettini nell’Abazia di NotreDame du Bec.
Questa prova è detta anche “a posteriori”, perchédimostra Dio partendo dal creato. Dice Anselmo che in natura ogni cosa presenta dei gradi, ad esempio bello, poi più bello e ancora più bello,oppure buono, più buono, ecc. Quindi per Anselmo ogni cosa ha la sua gradualità, ma non si può andare all’infinito: esisterà un grado massimo che riunisce tutti i gradi massimi. Esso è Dio. Nel suo ragionamento filosofico non vengono presi in considerazione i gradi che procedono verso il basso,perché considerati gradi carenti.
Ad esempio, la bruttezza è un grado carente della bellezza, o la stupidità è un grado carente dell’intelligenza. La gradualità massima di tutti i gradi è la perfezione, che non può non essere che Dio. Nell’anno 1078 Anselmo scrive il “Proslogion”, in cuiformula la seconda prova dell’esistenza di Dio. Si trattasenz’altro della più affascinante prova, anch’essa definita “a priori”, che costituisce una prova ontologica.
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