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L’opposizione pregiudiziale non aiuta Paese e Giustizia

Povera sinistra. Di questo passo rischia di finire al manicomio

L’opposizione pregiudiziale non aiuta Paese e Giustizia

Donald Trump e Giorgia Meloni

Povera sinistra. Di questo passo rischia di finire al manicomio. La Meloni è stata l’unico leader europeo presente al giuramento di Trump. E non certo in posizione defilata, anzi! Il che non ha certo fatto piacere a Pd e amici, che non hanno saputo nasconderlo né prima, né durante, né dopo l’evento, né quando ha scoperto, per ammissione dello stesso Trump che “Meloni gli “piace molto”. Sola, ma non isolata.

Bensì rappresentativa di tutti i 27 leader Ue. Anche perché – seppure apertamente, molti di loro non lo diranno mai, continuando ad attaccarla su tutto per partito preso – sperano che grazie al suo rapporto con Donald, possa - non cancellare, per carità - almeno provare ad alleggerire il peso dei dazi che il tycoon continua a minacciare. LA ennesima conferma della centralità che, in nome dell'Italia ha saputo conquistarsi e che nessuno dei supponenti leader politici nostrani, dal battesimo della Ue (2001) a oggi, è riuscito a ottenere.

Nemmeno l'ex premier Prodi, nonostante sia stato il primo presidente della Commissione Ue. Più, però, per le concessioni fatte agli 11 Paesi – ma sopratttutto a Germania e Francia - partecipanti in quel momento e le imposizioni accettate, fra cui il peggior tasso di cambio: 1936,27 lire per un euro; un'eurotassa (1997) che fruttò 4.300 miliardi di vecchie lire, più una rapina notturna ai conti correnti bancari degli italiani, per adeguare i nostri conti pubblici ai parametri di Maastricht – che per meriti acquisiti.

Come se l'Italia più che un Paese fondatore, fosse l'ultima arrivata e ammessa per grazia ricevuta. Ed è proprio questa, insieme al fatto che Musk durante il suo intervento nel dibattito ha simulato il lancio del cuore verso lil pubblico per conquistarsene le simpatie, la ragione per la quale la sinistra ha cercato di ridimensionare e “inquinare” - risvegliando more solito il rituale fantasma fascista in agguato - l'importanza della presenza della Meloni all'evento. Fatica inutile.

Immediatamente dopo, infatti, il contatore di Google News, ha fattto sapere che la premier con 12mila citazioni quotidiane sulla stampa internazionale, contro le appena 88 di SuperMario Draghi, aveva batturo il record mondiale di citazioni, risultato cui si sono aggiunti – con sommo gaudio dell'opposizione - la bocciatura della Consulta del referendum sull'autonomia e il “sì” a quelli sulla cittadinanza agli stranieri e il Jobs act. Altri tre “uppercut” pesantissimi per Schlein & c., minandone ultteriormente la compattezza e vacillare ancora di più.

Nonostante tutto, però, la quotidianità del governo Meloni, non è tutta rose e fiori. Tutt'altro! L'apertura dell'anno giudiziario di ieri ha segnato – con l'uscita dei magistrati dal dibattito nelle Corti d’Appello al momento dell'intervento del ministro o dei suoi delegati e la conferma dello sciopero per il 27 febbario - l'inizio ufficiale della “guerra” del'Anm alle riforme Nordio.

E soprattutto di quella relativa alla separazione delle carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti. Purtroppo, quel suggestivo “In nome del popolo italiano il Tribunale di...”con cui cominciano tutte le sentenze penali o civili, appare decisamente “superato”. Alla luce dei sondaggi sulla fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura – che, per altro, va sempre più ridimensionandosi – solo il 43% di questi è d'accordo, mentre il 57% ritiene, invece, che il suo operato sia inficiato da scopi politici.

Quella che ha dichiarato guerra, quindi, è una magistratura sfiduciata e un “tantinello” politicizzata con alle spalle una miriade di errori. Che dal 1991 al 2022, hanno coinvolto ben 30.778 persone, costando allo Stato oltre 1 miliardo di euro, senza – “repetita iuvant” - che alcuna responsabilità sia ricaduta su nessuno di loro. Ed è anche giusto ricordare che al 31 luglio 2024, i detenuti presenti in carcere in custodia cautelare erano 15.285, la maggioranza dei quali 8.934 (il 54%) in attesa di primo giudizio (troppo impegnati a contestare e disapplicare le norme del governo?); mentre 6.251 quelli che sono stati già giudicati in primo grado o in appello.

Ciò nonostante, le toghe sindacalizzate, hanno deciso di cannoneggiare Nordio. E tutto questo, mentre le Camere Penali, l'associazione degli avvocati, e, perfino, l'ex pm di “mani pulite” Di Pietro si sono detti contrari all'inusitata rivolta delle toghe contro la riforma. Per le prime perchè “la carriera unica per magistrati inquirenti e giudicanti è solo dei sistemi inquisitori” e per Di Pietro “è un errore” perché “giocatori e arbitro non possono giocare nelle stessa squadra”.

Altrimenti, si rischia l'arbitrio. Come dimostrano le centinaia di assoluzione perché “il fatto non sussiste” di cui ormai non si riesce più neanche a tenere il conto. E arrivate, per altro, a capo di lunghissimi anni d'attesa nelle patrie galere dei malcapitati. Intanto, il Capo dello Stato e presidente del Csm, Mattarella, tace o parla d'altro. 

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